giovedì 6 febbraio 2025

Silvana Weiller: il cosmopolitismo, Chagall e la cultura ebraica

 


Silvana Weiller (Venezia, 1922 – 2022) è una delle figure più affascinanti del panorama artistico italiano del Novecento. Il suo percorso creativo è stato profondamente segnato dalla cultura cosmopolita che ha attraversato la sua vita e dalle radici ebraiche che, come un filo invisibile, hanno permeato la sua arte. L’esposizione retrospettiva Silvana Weiller. Paesaggi e leggende, attualmente in corso al Centro Culturale Altinate – San Gaetano di Padova, ci offre un’opportunità unica di immergerci nella sua produzione artistica, che spazia dalla figurazione all’astrazione, e di esplorare come la sua arte si è evoluta nel corso degli anni.

Un incontro con la pittura

Il suo viaggio artistico inizia a Venezia, dove la giovane Silvana Weiller si forma sotto l'influenza della pittrice inglese Alis Levi. Da lei impara una lezione fondamentale: il modo in cui si guarda è cruciale per "vedere" davvero. Questa capacità di osservare il mondo con profondità, di cogliere gli aspetti nascosti della realtà, si riflette immediatamente nelle sue opere, che non sono mai mere rappresentazioni ma espressioni ricche di significato, di riflessione e di poesia.

La sua carriera e l'influenza di Chagall

Nel dopoguerra, Weiller si trasferisce a Padova, dove svolge un ruolo di rilievo nella scena artistica della città durante gli anni '50 e '60. Qui si concentra sulla sua arte, ma la sua ricerca non si limita ai confini locali. La cultura cosmopolita, l'ebraismo e il legame con la tradizione europea arricchiscono e orientano la sua visione. Silvana è un'artista che non si ferma alla superficie, ma cerca la profondità emotiva e spirituale dietro ogni forma.

Un aspetto che caratterizza profondamente il suo lavoro è la presenza di tematiche legate alla cultura ebraica, che rielabora con una poetica unica. In particolare, l’influenza di Marc Chagall è evidente, sia nei soggetti ispirati a storie bibliche che nell’approccio visionario e favolistico alla rappresentazione. Come Chagall, Weiller costruisce una narrazione per immagini che sembra sospesa tra il sogno e la realtà, popolata da episodi e personaggi tratti dalla tradizione ebraica, come Giona, Ester e la Regina di Saba. Ma se Chagall affida alla sua arte una dimensione cosmica e onirica, nella Weiller l’ironia e la vivacità si mescolano a una profonda affabilità, a un’umanizzazione che rende la sua pittura particolarmente intima e suggestiva.

La mostra di Padova: un viaggio tra paesaggi e leggende

La mostra di Padova offre una panoramica completa dell'evoluzione artistica di Silvana Weiller, spaziando dagli anni '30 fino agli inizi del nuovo millennio. Le sue opere raccontano un mondo interiore ricco di simbolismi e suggestioni. Sono esposte oltre cento opere, tra cui dipinti figurativi, astratti, mini-disegni, libri scritti e illustrati, oltre a testimonianze del suo impegno come critica d’arte. Tra i temi ricorrenti, si trovano i paesaggi, spesso osservati con una lente particolare, che ne esaltano le sfumature emotive e le vibrazioni più sottili.

Le scene di vita quotidiana, come quelle dei mercati di Prato della Valle a Padova o le antiche facciate delle case muranesi, sono trasfigurate dalla sensibilità dell’artista. La sua pittura diventa così una sorta di affabulazione visiva, dove la realtà si mescola alla poesia e all’emozione. In Paesaggio giallo (1959), ad esempio, un muro giallo si fonde con gli alberi, che, sottili e sinuosi, interrompono la staticità della composizione. In altre opere, come Notturno veneziano, la città di Venezia emerge da una struttura geometrica, ma la sua anima si rivela attraverso l’uso del colore notturno e malinconico.

L'evoluzione verso l'astrazione

Negli anni '70, la pittura di Weiller si fa sempre più intima e radicale. La figurazione cede il passo a composizioni geometriche e astratte, che riflettono una ricerca sulla materia, sullo spazio e sulla dissoluzione delle forme. Le sue opere più mature, come quelle degli anni '80, sono caratterizzate da una quasi totale monocromia, ma non mancano tracce di natura che emergono, come frammenti di realtà, nel caos compositivo. Questi lavori esprimono il tentativo dell’artista di dare forma al dissolversi delle forme stesse, di esplorare l'idea di una pittura che non si limita a rappresentare, ma che crea un mondo in continua trasformazione.

Un messaggio di umanità e leggerezza

Ciò che rende unica l’arte di Silvana Weiller è la sua capacità di mescolare la profondità dell’esperienza umana con una leggerezza visiva che sfida le leggi della gravità. In ogni sua tela, che si tratti di un paesaggio o di un’immagine religiosa, Weiller ci invita a guardare oltre la superficie, a entrare in contatto con il cuore pulsante del mondo. La sua arte non è mai fine a sé stessa, ma diventa un mezzo per esplorare le emozioni più universali, quelle che accomunano l’umanità intera.

La mostra a Padova non è solo un tributo alla sua carriera, ma un’occasione per scoprire il messaggio che Silvana Weiller ci ha lasciato: un invito a guardare il mondo con occhi nuovi, senza dimenticare mai la ricchezza della nostra tradizione culturale, e soprattutto, la bellezza che si nasconde in ogni angolo della nostra esistenza.

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