lunedì 10 febbraio 2025

Rinascimento a Fermo: un Viaggio nel cuore del Rinascimento Adriatico

 


Fermo, una delle città più affascinanti delle Marche, è la protagonista di un'importante mostra che celebra il fermento culturale e artistico del Rinascimento, periodo di straordinario dinamismo che ha segnato la storia dell'arte italiana. L’esposizione Rinascimento a Fermo, allestita nelle sale del quattrocentesco Palazzo dei Priori, è una vera e propria immersione in un mondo artistico che ha contribuito in modo decisivo a delineare l'identità della città e dell'intera regione. Visitabile fino al 4 maggio 2025, la mostra si presenta come un’opportunità unica per scoprire una parte di storia dell'arte ancora poco conosciuta, attraverso le opere di grandi maestri come Lorenzo Lotto, Giulio Romano, Carlo Crivelli e Giuliano di Fano.

Un’esposizione che racconta il Rinascimento Adriatico

Il Rinascimento, che ha permeato ogni angolo dell'Italia, ha trovato nel territorio delle Marche uno dei suoi centri più ricchi e variegati. Il percorso espositivo Rinascimento a Fermo si propone di ricostruire, in modo completo e appassionato, il panorama artistico del XVI secolo, con particolare attenzione alla città di Fermo, il cui ruolo nel "Rinascimento Adriatico" è stato fondamentale. Accanto ai capolavori esposti, il visitatore ha l’opportunità di conoscere il contesto socio-culturale che ha visto la cittadina marchigiana come un fulcro di produzione artistica, non solo attraverso l’opera di maestri locali, ma anche grazie all’arrivo di artisti di fama nazionale che hanno contribuito a elevare il patrimonio culturale della città.

Le opere di Lorenzo Lotto, in particolare, rappresentano uno dei punti più alti dell’esposizione. Lotto, che fu attivo in varie città italiane, ha lasciato una traccia indelebile a Fermo con la sua pittura raffinata e dalle straordinarie capacità psicologiche, caratterizzata da una forte introspezione nei ritratti. Il suo stile, unico nel panorama rinascimentale, si distingue per la sua attenzione ai dettagli e per la capacità di esprimere emozioni sottili e complesse. In mostra si possono ammirare alcune delle sue opere più significative, che riflettono il profondo legame tra l’artista e il territorio che ha ospitato la sua creatività.

Giulio Romano e Carlo Crivelli: testimoni di un'epoca d'oro

Giulio Romano, altro protagonista dell'esposizione, è un nome che evoca immediatamente il Rinascimento maturo, quello delle corti papali e dei grandi mecenati. Noto per la sua grande abilità nel realizzare composizioni raffinate e per il suo linguaggio ricco di simbolismo, Romano si distingue per la sua capacità di fondere l'antico con il nuovo, creando opere che sono al tempo stesso monumentali e intime. L’opera Madonna con Bambino, Sant’Anna e San Giovannino, presente in mostra, rappresenta una delle sue realizzazioni più celebri e incarna la sua maestria nel trattare la sacralità con un linguaggio moderno.

Accanto a Romano, Carlo Crivelli si fa notare per la sua pittura minuziosa e dettagliata, capace di trasmettere una straordinaria profondità emotiva. Le sue opere, ricche di simbolismi religiosi e naturalistici, sono un perfetto esempio dell’abilità rinascimentale nel fondere spiritualità e osservazione del mondo naturale. Crivelli, con il suo tratto preciso e l’uso sapiente della luce, ha regalato alla storia dell'arte alcune delle immagini più potenti del periodo.

Giuliano di Fano: un artista che racconta il territorio

Un altro protagonista di questa mostra è Giuliano di Fano, meno conosciuto rispetto agli altri maestri, ma altrettanto importante per il panorama artistico locale. Le sue opere, caratterizzate da un linguaggio che mescola l’influenza dei grandi maestri veneti e il richiamo alla tradizione marchigiana, offrono una visione intima e personale della Fermo cinquecentesca. Attraverso il suo lavoro, Giuliano di Fano riesce a raccontare la sua terra, le sue luci e le sue ombre, in una prospettiva che lega in modo indissolubile la pittura alla geografia emotiva e storica del suo tempo.

Un messaggio di riscoperta e celebrazione

L’esposizione Rinascimento a Fermo, curata da Vittorio Sgarbi e Walter Scotucci, non è solo un’occasione per ammirare opere d’arte di grande valore, ma anche un viaggio nel cuore di un periodo storico che ha visto la città marchigiana come un centro vitale di sperimentazione artistica e culturale. Il messaggio che emerge dalle opere esposte è chiaro: Fermo è stata una città che ha saputo mescolare tradizione e innovazione, che ha dato spazio ai grandi maestri del Rinascimento e che ha vissuto un periodo di grande fermento intellettuale.

A chiudere l'esperienza, la proiezione di un video immersivo permette al pubblico di esplorare ulteriormente il mondo artistico del Rinascimento, affiancando alle opere esposte una selezione di capolavori che hanno segnato quel periodo storico.

In definitiva, Rinascimento a Fermo è una mostra che non solo celebra la bellezza di opere straordinarie, ma anche la vitalità di un’epoca che ha visto la fusione di genialità individuali e di una cultura collettiva capace di riscrivere le regole dell’arte e della bellezza. Un’occasione unica per scoprire, o riscoprire, un patrimonio che merita di essere conosciuto e amato, non solo dalle Marche, ma dall’intero panorama artistico internazionale.

Credit photo:  Madonna con Bambino, Sant’Anna e San Giovannino - Galleria Borghese - Roma

Approfondimenti sul dipinto di Giulio Romano denominato "Madonna con Bambino, Sant’Anna e San Giovannino"

Il dipinto raffigura la Vergine che abbraccia il Bambino, con il volto accostato al suo, mentre tiene un rotolo di fasciature. A sinistra, San Giovannino porge un cardellino al Bambino, simbolo della Passione, richiamato anche dall'espressione malinconica della Vergine. Entrambi i fanciulli sono in piedi, equilibrati dal cuscino e dal cassetto su cui sono poggiati. In fondo, si scorge un letto a baldacchino e un cane piccolo. Sul retro della tavola è presente un’iscrizione che suggerisce un collegamento con l'artista Giovan Francesco Penni, ma la descrizione non corrisponde perfettamente ai dettagli del dipinto, sollevando dubbi. Tuttavia, una descrizione nell’inventario Borghese del 1693 potrebbe suggerire che il dipinto fosse in collezione a partire dalla fine del Seicento.

Nel 1833 l'opera fu identificata come una "Sacra Famiglia" della scuola di Raffaello. La connessione con il maestro è stata suggerita, con il nome di Giulio Romano avanzato come autore, grazie al colore e alle ombreggiature simili a quelle presenti in altre opere di lui. Un restauro nel 1999 ha rivelato un disegno sottostante in cui la Vergine baciava il Bambino, simile a un disegno di Raffaello, ma la composizione finale fu modificata, aggiungendo San Giovannino e cambiando la postura dei protagonisti, dando alla scena un’evocazione della Passione di Cristo.

Si è ipotizzato che Raffaello avesse progettato inizialmente solo la figura della Madonna e del Bambino, con Giulio Romano che avrebbe completato l’opera, introducendo San Giovannino e altre modifiche. Tuttavia, alcuni studiosi suggeriscono che anche il disegno possa essere stato opera di Giulio Romano. Elementi del dipinto rimandano a modelli michelangioleschi, in particolare nella torsione della Vergine e nella figura di San Giovannino, simile a quella del Tondo Taddei.

Per quanto riguarda la cronologia, il disegno sottostante potrebbe risalire al periodo che va dal 1512-1513 fino al 1518, mentre la stesura finale del dipinto potrebbe essere avvenuta dopo la morte di Raffaello, nel 1520.

 

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