mercoledì 17 marzo 2010

L’impegno, il lavoro. Omaggio a Giuseppe Di Vittorio


L'impegno, il lavoro.
Omaggio a Giuseppe Di Vittorio
Biblioteca Elsa Morante
Via Adolfo Cozza, 7 Roma
2- 10 aprile 2010
Artisti:Ugo Attardi, Ennio Calabria, Bruno Caviola, Giancarlo Isola, Achille Perilli Bruno Pagliai, Gianni Crialesi, Mario Di Cara, Nino Palleschi, Renzo Vespignani, Alberto Ziveri, Antonio Laglia e Renato Guttuso.
Inaugurazione 2 Aprile ore 18.00
Organizzazione : Gianni Crialesi
Allestimento : Antonio Laglia
Documenti Storici Fondazione Giuseppe Di Vittorio, Editrice E.D.S.
Con il patrocinio della Fondazione Giuseppe Di Vittorio, Archivio Storico della CGLI Roma Ovest, Soc. Coop. Lido- Ostia e le Biblioteche di Roma
Critica a Cura di Gianluca Tedaldi

orari
lunedì, martedì e mercoledì 9-13 / 15-19, giovedì 9-19,
venerdì 9-22, sabato 9-13


L’impegno, il lavoro: un titolo che si attaglia alla doppia proposta di questa esposizione.
Da una parte, Giuseppe Di Vittorio viene ricordato nell’unico modo fertile di conseguenze, vale a dire come una soluzione per il futuro, non con uno sguardo retrospettivo.
Dall’altra, si presentano artisti e le loro creazioni.
Creativa fu l’opera di Di Vittorio e una simile definizione non può meravigliare perché, invece, si potrebbe addirittura accentuare la forza del termine e parlare di visionarietà per dare ragione della sua capacità di orientare tutta la sua vita nella direzione di un ordine delle cose che assolutamente non esisteva quando cominciò la sua attività. È, infatti, noto che le condizioni sociali e umane delle persone impegnate nell’economia agricola d’inizio secolo non corrispondevano alle aspettative di una coscienza civile – neanche in minima parte, potremmo dire. Chi avesse vaticinato un cambiamento importante di quello scenario sarebbe stato tacciato certo di visionarietà. Chi, poi, avesse addirittura manifestato il proposito di essere spunto e motore di eventi che avessero portato ad un simile traguardo non avrebbe ricevuto considerazione per il divario troppo grande che separava la realtà dal progetto. Di Vittorio non fu intimidito da questa sfida e creò – si può dire – quella realtà che in un primo tempo era solo parte dei suoi sogni.L’artista si sforza di comunicare la propria visione interiore a coloro che condividono la sua stessa condizione umana ma non sono riscaldati dalla medesima intima visionarietà che permette a chi crea opere d’arte di ritrarre non tanto quello che c’è ma quello che potrebbe essere, sia nel senso della bellezza come dell’ordine. Ogni cosa del mondo sembra contenere in se stessa potenzialità ma solo in certe circostanze si può superare quel diaframma tanto impenetrabile che separa l’immaginazione dalla realtà. Ecco che ogni realtà esistente: volti, città, natura, storia possono ricevere dall’intuizione artistica una forma che è allo stesso tempo nuova ed eterna. Nuova perchè mai sino ad allora conosciuta, eterna perché questa novità si svela come l’intima verità, la vocazione di quelle stesse cose ad esistere in un modo più bello, più giusto.
-- Interessante è la rappresentanza di artisti che potremmo definire genericamente “innovatori” cioè di quelle personalità che hanno spostato i confini del linguaggio tradizionale in una direzione fino ad allora poco nota non pochi di loro sono noti anche come scultori, a testimonianza di una sensibilità libera da consuetudini di bottega.
Ugo Attardi domina sapientemente la costruzione della figura ma ama contraddire questa istintiva capacità di attingere al bello con ibridazioni che invece sono drammatiche o addirittura deformano l’anatomia. In lui realtà e visionarietà sono quasi coincidenti.
Anche Ennio Calabria è capace di imprimere alle sue immagini una spiccata esasperazione nelle proporzioni e nella prospettiva ma questo suo intervento ha più lo scopo di generare dinamismo, una vitalità contagiosa che si estende anche allo spazio, alle cose inanimate
Fra loro, Bruno Caviola può ben rappresentare quel “linguaggio parlato” della pittura di espressione e di temperamento che si è diffusa nella seconda metà del secolo scorso come sostituzione del più convenzionale “realismo quotidiano” . Anche le cose consuete, in Caviola, si arricchiscono di una intensità che è anche capacità fantastica.
Giancarlo Isola resta, con notevole successo, nell’ambito dell’arte che si avvicina alle soglie dell’astrattismo pur senza rinunciare alla riconoscibilità. Nelle sue forme la tensione drammatica viene sostituita dalla ricerca di armonie cromatiche di timbro vivace che si valgono anche di linee curve con un’audacia garbata, potremmo dire.
Achille Perilli è personalità troppo nota per avere bisogno di ragguagli critici. Le sue sperimentazioni di segni organizzati come sequenze narrative sono, nell’ambito della presente esposizione, le proposte più audaci ma anche quelle che possono più stupire lo spettatore. Nel suo caso si potrebbe parafrasare la moderna teoria della comunicazione secondo la quale non è solo ciò che viene detto (o dipinto) che ci influenza ma anche il modo (cioè il segno che si usa). Perilli, senza dire nulla di definibile, presenta un segno molto caratteristico, un in parte frettoloso ma anche energico, che ha fatto scuola presso i moderni artisti grafici.
Restando su un livello di audace sperimentazione, Bruno Pagliai si potrebbe definire ”operatore estetico” per risolvere la difficoltà di assegnare una categoria al suo lavoro. La verità è che l’artista non vuole, appunto, essere racchiuso in un perimetro critico che, probabilmente, vede come una prigione mentre il suo fare arte è inseparabile dal vivere stesso e, quindi, comprende il tempo, lo spazio stesso della galleria, gli spettatori. Arte che forse non dura materialmente a lungo ma resta nella coscienza di chi ne è venuto a contatto.
Ed ecco le sculture di Gianni Crialesi che completano (quasi) il quadro delle proposte di più spiccata ricerca formale le quali costituiscono la prima sezione della mostra. Nelle sue agglomerazioni di materiali la ricerca è rigorosa e mira alla sintesi, a quella semplicità che, è noto, si conquista solo prezzo di sforzi costanti e anche di intuizioni improvvise e risolutive.
La prima parte della rassegna, per esser veramente completa, ha bisogno di fare omaggio al decano dei partecipanti, a Mario Di Cara che, avendo traversato da testimone e protagonista l’arte ( e la storia dell’arte) del Novecento può ben considerarsi la cerniera tra coloro che innovano quelli che alimentano la tradizione della cultura figurativa italiana. Il suo apporto introduce anche l’elemento onirico e surreale che sinora non aveva fatto parte delle tendenze citate.
Ecco allora che bene si può connettere a questo spunto verso la figurazione di vena fantastica il magistero di Nino Palleschi che ormai da quasi mezzo secolo pratica e insegna l’arte incisoria. Nel suo mondo interiore tutte le immagini reali sono cariche di un’affettuosa trasformazione introdotta dalla memoria mentre i sogni hanno il rigore di attente esplorazioni del proprio animo.
Incisore, Renzo Vespignani lo fu in sommo grado ed i suoi esordi, intimamente legati al mondo “decostruito” del dopoguerra lo hanno portato a sviluppare una tecnica che, all’opposto, è capace di ricreare la realtà nelle sue caratteristiche più minute. In questa perfezione, tuttavia, aleggia sempre l’inquietudine di chi è profondamente in sintonia con il tempo presente, sul crinale tra salvezza e dissoluzione.
Alberto Ziveri fu tra gli artisti amati da Vespignani (che scrisse per lui una commossa presentazione ad una delle ultime mostre del maestro realista). Sebbene non troppo noto al grande pubblico, Ziveri occupa nella storia dell’arte italiana e della cosiddetta Scuola Romana un posto di spiccato rilievo. Il suo realismo fu intransigente, tenace, coerente anche quando i tempi e il mercato si opponevano a tale scelta.
Uno degli allievi più brillanti di Ziveri (e forse il più bravo) è Antonio Laglia che opera nella zona del litorale con la stessa coerenza ereditata dal maestro e che gli permette di vivere la modernità senza complessi rispetto al passato perché ne emula la sapiente cura della forma che interpreta, da persona di oggi, con la sensibilità attenta ad ogni aspetto della “commedia” umana.
Giustamente a Renato Guttuso può spettare il posto d’onore a conclusione della sezione figurativa. Non si tratta di un primato qualitativo (perché nel parlare di arte moderna il giudizio deve necessariamente restare sospeso e aperto ancora un po’) ma di ruolo. Come difensore del diritto di fare arte di impostazione tradizionale Guttuso ha saputo promuovere e sostenere generosamente la tendenza figurativa con scritti, interventi e la stessa vastissima produzione delle sue opere. È quindi prestigioso ospitare nella mostra una sua grafica.
In conclusione, è bene riprendere il discorso dedicato alla figura di Giuseppe Di Vittorio e alla sua azione per inaugurare una nuova stagione di rapporti fra le classi sociali. Il suo idealismo fu accompagnato da grande concretezza e dalla capacità di farsi anche mediatore fra opposte visioni. La sua determinazione nel cercare di mantenere l’unità del movimento che aveva contribuito a creare lo mostrano padre sollecito di una realtà che egli non vede solo in termini politici ma come un organismo diremmo vivente.
Anche agli artisti è stata spesso attribuita una cura quasi paterna delle loro creazioni. In contrasto con queste attitudini, possiamo anche fare l’esperienza di una concezione opposta, che vede le lotte politiche come occasione di potere o la creazione artistica come una via per la ricchezza e la fama.
Giuseppe Di Vittorio avrebbe duramente condannato le deviazioni di chi antepone il proprio interesse a quello della collettività in cui vive. Forse, l’esempio di questa persona forte ed onesta, capace di grandi visioni e di costanza nel renderle reali si offre come un modello che vale in campi disparati e non ultimo nel mondo della cultura dove è facile correre il rischio di perdere il senso di ciò che si fa, il fine ultimo di tanto sforzo di conoscenza che sempre dovrebbe essere l’accrescimento di un bene comune.
Prendiamo l’occasione di questa esposizione come il segnale che non può esistere rinnovamento senza creatività e che ogni atto creativo è generato da una forte visione di come le cose potrebbero evolvere e migliorare. L’opacità che avvilisce tante iniziative e che turba le nuove generazioni deriva anche dal non vedere esempi di un modo nuovo e autorevole per affermare che l’esser umano è signore del suo futuro, che può crearlo. Non si onora una persona nel compiangerla ma nello sforzarsi di completare il suo progetto.
L’immagine che potrebbe essere presa ad emblema di questa esposizione è il ritratto che gli fece Carlo Levi e che si vede sullo sfondo durante un’intervista al capo del sindacato: Levi condivise come uomo le aspirazioni alla giustizia sociale e, come artista, dette una definizione intensa al volto di Giuseppe Di Vittorio, quasi riassumendo quel misto di potenza e di gentilezza che lo caratterizzava.
Arte e Giustizia (cioè il bello e il bene) non sono realtà reciprocamente estranee anzi, hanno bisogno l’una dell’altra; potremmo dire che ci obbligano, amando l‘una, a scoprire l’altra.

domenica 14 marzo 2010

‘I look at you… You look at me…’ Manuel Colombo, Elisa Girelloni, Ramona Zordini


Galleria Gallerati presenta

‘I look at you… You look at me…’

Una mostra di fotografia di
Manuel Colombo, Elisa Girelloni, Ramona Zordini

A cura di Geoffrey Di Giacomo

Inaugurazione: sabato 6 marzo 2010, ore 19.00-22.00

Fino a martedì 6 aprile 2010

Galleria Gallerati
Via Apuania, 55
I-00162 Roma

Orario:
dal lunedì al venerdì: ore 17.00-19.00
sabato, domenica e fuori orario: su appuntamento
(ingresso libero)

Ufficio stampa: Galleria Gallerati

Informazioni:
tel. +39.06.44258243
mob. +39.347.7900049
info@galleriagallerati.it
http://www.galleriagallerati.it

Paola Ricci - Artista presente- Present artist


Paola Ricci - Artista presente- Present artist
Experimenta Autogestione e sperimentazione artistica: il caso Verifica
8+1 (1978-2008)
Experimenta self-management and artistic experimentation: the case
Verifies 8+1 (1978 -2008)

in collaborazione con la Biblioteca Civica di Mestre e Galleria
Contemporaneo
in collaboration with the Civic Library of Mestre and Gallery
Contemporary

Dal 13 febbraio al 28 marzo 2010
From on February 13 to March 28 th 2010

orario:
da lunedì a venerdì 15.30 - 19.30
sabato e festivi 10.30 - 12.30 e 15.30 - 19.30
schedule: from Monday to Friday 15.30 - 19.30 Saturday
and festive 10.30 - 12.30 and 15.30 - 19.30�

sala espositiva secondo piano
ingresso libero
second floor free entry


Experimenta
Bisognerebbe rileggere le poche e concise frasi che Bruno Munari ha
scritto nel 1989 dedicandole al sodalizio artistico Verifica 8+1 per
comprendere gli intenti e il compito che i componenti del gruppo si
erano dati fin dall'inizio della loro attività. Dal multi talento
milanese - che nella primavera del 1978 aveva emblematicamente aperto
la trentennale serie espositiva del gruppo - Verifica 8+1 era descritta
come "'una testa di ponte', come si dice in gergo militare, per le
conquiste culturali. E' un piccolo ma sempre attivo centro che ha la
funzione di far conoscere al pubblico i nuovi modi di operare nel campo
dell'arte, ha anche la funzione di mostrare opere di artisti nuovi, di
promuovere discussioni, di interessare i giovani e di prepararli per un
futuro di larghe vedute". Nel cuore di Mestre, in via Mazzini, questo
gruppo avrebbe garantito la continuit� di uno spazio sperimentale per
le arti completamente autogestito, unico nel suo genere non solo nella
Terraferma veneziana, senza chiedere o ricevere aiuti da parte
politico-amministrativa, attento a conservare indipendenza nella
programmazione e capacità di aprirsi a quello che di innovativo
proveniva dal territorio, dall'Italia e dall'estero. L'iniziale
appuntamento con Munari indicava una linea di ricerca a cui il gruppo
si sarebbe in seguito riferito, per� articolandola in modo assai
flessibile, e mai 'ideologico'." L'ascendenza munariana aveva come
riferimento iniziale il Movimento arte concreta (MAC) fondato alla fine
degli anni Quaranta, che aveva avuto come teorico Gillo Dorfles. A sua
volta la linea genealogica risaliva alle sperimentazioni del Bauhaus,
del Costruttivismo, di De Stijl e della ripresa che di queste linee
avrebbe fatto Max Bill con la scuola di Ulm. Arte dunque come elemento
di un intenso confronto fra la ragione artistica e la societ�, la
scienza e la comunicazione massmediale, la produzione industriale (con
il ruolo cardine svolto dal design) e gli aspetti anche didattici
inerenti ad una nuova percezione delle cose. Ragione artistica: da qui
prende avvio quel primato della misura e della geometria come antidoti
al pathos soggettivo dell'espressionismo astratto, e delle declinazioni
(siamo alla fine degli anni Settanta) transavanguardistiche, che
avrebbe contraddistinto l'insieme delle proposte del sodalizio
veneziano. Il nucleo del gruppo fondatore era costituito da autori in
cui � gi� ben presente questo lavorio (artistico) della ragione: si
pensi a Sara Campesan o Franco Costalonga. Più eclettica la formazione
di Nino Ovan, ma le sue sperimentazioni con la luce neon sono
tutt'altro che estranee alle linee genealogiche nominate. Mentre nel
lavoro di Maria Pia Fanna Roncoroni gli aspetti della sperimentazione
visiva incrociano quelli del segno scritto. La ricerca nell'ambito
della poesia visiva costituirì infatti un'altra delle tracce
programmatiche di Verifica 8+1. Ai soci fondatori, di cui si sono
almeno citati coloro che hanno dato continuit� fino a ieri alle
attività del gruppo, si sono aggiunti soci ordinari che hanno avuto un
ruolo non meno rilevante come Riziero Giunti il cui lavoro
scultoreo-ambientale risentiva della lezione minimalista e land
artistica. Sofia Gobbo, docente e preside per lunghi anni, ha tirato le
fila dei vari appuntamenti espositivi e promosso una incessante
attivit� di collaborazione didattica con scuole medie inferiori e
superiori. La polivalenza degli approcci individuali, pur con i tratti
comuni a cui ci si è riferiti, ha permesso che moltissimi artisti
venissero coinvolti nei 254 appuntamenti espositivi. E che si venisse
costituendo grazie a questi ultimi il fondo della donazione di opere
fatto dal gruppo al Comune di Venezia, che viene presentato per la
prima volta al Centro Culturale Candiani. Un fondo che riserverà non
poche sorprese non solo al pubblico, ma anche agli specialisti. E la
cui lettura delle complesse trame individuali che lo compongono, in cui
compaiono esempi di ricerche internazionali come quelle di Sonia
Delaunay, Horacio Garcia Rossi, Julio Le Parc (per non citare che i più
noti), di grandissime esperienze italiane come quelle di Bruno Munari o
Alberto Biasi, convivono con il rilevamento di altri sodalizi, di altri
gruppi costituendo di fatto una mappa artistica di grande originalità
della stessa ricerca nazionale.
Riccardo Caldura

INSERTS


INSERTS
Personale Pier TOFFOLETTI

Inaugurazione: giovedì 18 marzo 2010 ore 18.30
Location: LA CONTEMPORANEA Studio|Art gallery - Arte Architettura Interior Design

Via della Rocca, 36 – 10123 Torino
Tel/fax +39.011.0746769

Orari: feriali 15.3-19.30 mattina, domenica e festivi su appuntamento
Ingresso: gratuito
Organizzazione: Casa d’Arte San Lorenzo, San Miniato/Milano – La Contemporanea, Torino

www.arte-sanlorenzo.it

Info: +39.011.07.44.659 +39.0571.43.595 +39.02.39.43.25.61

info@lacontemporaneatorino.com
milano@arte-sanlorenzo.it
galleria@arte-sanlorenzo.it

Titolo dell’evento: “INSERTS - Personale di Pier TOFFOLETTI"

OGGETTO:
La Contemporanea Studio I Art Gallery dà avvio al suo secondo anno di attività con l'inaugurazione del 18 marzo 2010 di INSERTS - Personale di Pier Toffoletti.

Dopo il ciclo di esposizioni legate al tema dell'Architettura, ci si allontana momentaneamente dalle visuali urbane per concentrarsi su chi la realtà cittadina la vive e la anima, virando l'attenzione sulla componente più frizzante e caratteristica: i giovani.

Una deviazione dal percorso “originario” per celebrare l'entusiasmo e l'intraprendenza di un'attività che con le stesse peculiarità di dinamismo e determinazione delle nuove generazioni, ha aperto i suoi battenti, guadagnando il proprio spazio nella vasta offerta dell'Arte Contemporanea Torinese.

Gli architetti Cristiana Pecile e Marzia Altaira Grazzini sono liete di presentare “INSERTS”, la mostra attraverso cui il friulano Pier Toffoletti espone la nuova produzione artistica caratterizzata da novità’ nel soggetto e nella tecnica.

Saranno presentate 15 opere, in parte su tela in parte su tavola, con cui si introducono nel processo di esecuzione tradizionale inserti fotografici atti a realizzare un contrasto di metodi e materiali.

La tecnica di base rimane quella tipica dell’affresco: strati di amalgama a base di malta e sedimenti fluviali uniti da colle naturali, sopra ai quali si interviene pittoricamente con colori ad olio.

La successiva contaminazione crea un mix che ha lo scopo di enfatizzare dettagli differenti dell' immagine integrale, valorizzando da un lato l'occhio che ruba il particolare e dall' altro la mano che sviluppa il processo pittorico.

L'innovazione, però, si rivela anche nella scelta dei soggetti.

Si tratta di momenti di spensieratezza raccolti fra gruppi di studenti, ritagli di quotidiana ed adolescenziale routine con cui il pittore si allontana dall'iconografia femminile indagata in precedenza per dare ai suoi quadri un' allure di giocosa e fresca spontaneità. Frammenti di contemporaneità espressi dalla componente più rappresentativa dei giorni nostri, i giovani, figure che Toffoletti elabora con la padronanza che lo contraddistingue e che adotta nella costruzione dell'opera in modo magistrale.

La ricerca di una nuova modernità, che si esprime ora non solo nello stile, ma anche nella poetica.

Mostra a cura di: ROBERTO MILANI (gallerista, curatore) - CRISTIANA PECILE (architetto, gallerista) - MARZIA ALTAIRA GRAZZINI (architetto, gallerista)
Responsabile Comunicazione ed ufficio stampa:
NICOLETTA PECILE - tel. +39.011.07.44.659 cell. +39.339.74.96.818

n.pecile@lacontemporaneatorino.com

mercoledì 10 marzo 2010

LOCUS AMOENUS, ANA KAPOR e VLADIMIR PAJEVIC



Locus Amoenus
Dipinti di ANA KAPOR e VLADIMIR PAJEVIC

Testo di presentazione a cura di
Rosaria Fabrizio

Dal 27 Marzo al 6 Maggio 2010
From March 27 until May 6, 2010

Vernissage Sabato 27 Marzo 2010 dalle ore 18.00

GALLERIA FORNI
Via Farini, n° 26 BOLOGNA
www.galleriaforni.it

Orari di apertura
9,30-13,00 e 16,00-19,30
chiuso lunedì e festivi

Ingresso libero

la nuova monografia e altre pubblicazioni sull'autore saranno disponibili al
FORNIBOOKSHOP

Ana Kapor e Vladimir Pajevic, entrambi originari di Belgrado ma italiani d'adozione - da qualche tempo hanno ottenuto la cittadinanza italiana - vivono a Roma ormai da molti anni.
Quarantacinque anni lei e poco più di sessanta lui, sono sposati da tempo ed il loro legame non solo ha origine nel matrimonio ma anche in una profonda passione per la pittura che è divenuta per entrambi una professione. Formatisi all'Accademia di Belle Arti - lei a Roma e lui a Belgrado - sono cultori della “buona tecnica” e saldamente legati alla pittura figurativa.

Espongono spesso insieme, l'ultima mostra in ordine di tempo è la grande antologica del 2008 al Museo Panorama di Bad Frankenhausen in Germania, con 140 opere in esposizione a rappresentare gli ultimi 20 anni della loro attività.

In questa occasione saranno invece una quarantina i lavori - tutti inediti - che usciranno dal loro studio per essere esposti alla Galleria Forni e dare vita ad un progetto a lungo meditato e che più di ogni altro esprime l'indiscussa carica visionaria che i due autori inequivocabilmente condividono. Locus amoenus, questo il titolo della mostra, vuole indicare un luogo magico, in bilico tra sogno e realtà, immerso in una natura avvolgente, misteriosa eppure rassicurante, capace di acquietare l'animo ed allietare lo sguardo, un'oasi di serena bellezza che da sempre Ana e Vladimir inseguono e narrano con i loro lavori.
Nonostante le numerose affinità, emergono però evidenti due percorsi ben distinti, così come distinte saranno le due sezioni in cui si articolerà l'esposizione: i magici giardini, i boschi incantati e le misteriose foreste di Pajevic da un lato e le ampie vedute di orizzonti lontani, specchi d'acqua ed atmosfere ancestrali di Ana Kapor dall'altro.


Ana e Vladimir dipingono insieme, condividendo lo stesso studio anche se i loro cavalletti sono posizionati l’uno di spalle all’altro, da qui, il titolo del testo di Franco Basile “Il mistero di spalle” che diede a sua volta il titolo alla mostra ospitata nel 2004 dalla Galleria Forni. Ne riportiamo uno stralcio:
(…) Ana e Vladimir lavorano nello stesso atelier, ma di spalle. L’una non vuol sapere dell’altro, e viceversa, quasi a ribadire un’accesa autonomia formale. In effetti, anche se lavorano assieme da anni, non si può dire che vi siano contaminazioni linguistiche nel loro operare. (…)
Sempre di spalle, Ana e Vladimir svolgono i loro racconti. E’ come se si scrivessero accennando alla malinconia che pervade molti passi dell’esistenza. Lui si rifugia nei boschi e lei sull’acqua, Vladimir riflette il proprio animo in paesaggi dalla controllata bellezza, Ana custodisce gli alambicchi dei proprii sogni nelle segrete di un castello e fa di un’isola un gioco che si specchia. Come si può intendere, diversi i loro modi di accostarsi a un tema che ci pare convergente; e dunque polarità affini che si congiungono nell’osservare cose che nascono da un desiderio, e che con esso finiscono. Oppure, due modi per rendere magica la stessa inquietudine."

Così Ana e Vladimir si descrivono l’un l’altro (testi tratti dal catalogo della mostra del 2004 alla Galleria Forni di Bologna):

Da Vladimir presenta Ana
(…) “E’ affascinata dagli sfondi e dalle architetture che nascondono, forse, il mistero dei tempi passati. Ana non ha voluto distruggere quel sogno. Lei non è mai entrata dentro gli edifici passando per i corridoi misteriosi dei castelli che dipinge, non ha percorso le maestose sale da ballo dove risuona il canto dei menestrelli, non ha mai visitato le polverose ed oscure quinte dove si consumano intrighi, congiure e drammi d’amore. Rimane affascinata soprattutto da quei dannati, misteriosi palazzi che ci danno la possibilità di sognare la loro vita interiore. I suoi quadri sono uno sguardo malinconico della Principessa imprigionata nel proprio castello, che nel cuore del Quattrocento contemplava le colline lontane, i boschi ed il mare, sognando di viaggiare e di fuggire” (…)

Da Ana presenta Vladimir:
(…) “ A volte ho l’impressione che Vladimir stia cercando quel giardino (il giardino dei miracoli: era un mondo di quiete, d’indicibile bellezza e serenità). Talvolta lo trova ma c’è sempre un muro, un cancello rinserrato che lo separa da quel tranquillo e verde universo. Poi, anni fa, la sensazione che il giardino con il portone misterioso fosse nascosto proprio a Roma lo persuase a cercarlo dietro i muri scrostati degli antichi palazzi vestiti d’edera e addormentati in un sogno metafisico. Non ci sono numeri civici a distinguere i suoi cancelli, non ci sono divieti di parcheggio o segnali di senso unico nei muri del suo mondo estemporaneo. I quadri di Vladimir ci raccontano l’eterno sogno di serenità e solitudine, vissuto nell’ombra dell’oleandro”. (…)

venerdì 5 marzo 2010

Roberto Rampinelli. Il respiro segreto delle cose


Roberto Rampinelli. Il respiro segreto delle cose
a cura di Rosaria Fabrizio ed Enrica Cavallo
21 Marzo – 30 Aprile 2010

Inaugurazione Domenica 21 Marzo 2010 ore 11,00

LE MUSE. CENTRO DI PROMOZIONE CULTURALE
di Giovanni ed Enrica Carluccio-Attimonelli
Via G. Giolitti, 10 – 70031 ANDRIA (BA)
Tel. 0883 558136 - Tel. Fax 0883 557119 – Cell. 338 9810995


Info: Rosaria Fabrizio
Sito internet : www.lagalleriachevorrei.it
Cell. 328.8737753 E-mail: eventi@lagalleriachevorrei.it

Mostra di Primavera - Galleria Il Canovaccio Roma


Mostra di Primavera
Galleria Il Canovaccio Roma
Inizio: venerdì 19 marzo 2010 alle ore 17.30
Fine: sabato 3 aprile 2010 alle ore 19.30

Indirizzo: Via delle Colonnette, 27 (Parallela a Via del Corso)
Città/Paese: Rome, Italy


Descrizione Collettiva di Primavera alla Galleria il "Canovaccio"
saranno presentate opere di vari autori tra cui Germana Ponti, Dalma Cimino, Paolo Di Tonto e T. Di Bartolomeo

http://www.canovacciostudiocanova.it/contatti.html
tel. 063227162
Orario: tutti i giorni dalle 16 alle 19,30
escluso i festivi
http://www.espressionidarte.it/

martedì 2 marzo 2010

OMAGGIO ALLE DONNE : NON DA SOLE


OMAGGIO ALLE DONNE : NON DA SOLE ”

VENERDI’ 12 MARZO 2010 ore 16,00 > 19,00

Sala Conferenze Biblioteca Elsa Morante

Via Adolfo Cozza , 7 Lido di Ostia

Roma Municipio XIII

L’ ASSOCIAZIONE CULTURALE A.C.C.A. e l’ OSSERVATORIO CIVICO 13

in occasione della Giornata Internazionale dell’ 8 Marzo hanno organizzato un

appuntamento con : proiezione, performance, readings, incontri.

Tutte le persone di tutte le età sono invitate a lasciare, in sala conferenze, un pensiero scritto, una poesia, una foto, un dipinto, una canzone …

Ci confronteremo … donne e uomini … e si darà lettura di ciò che l’iniziativa avrà prodotto.

Performance e readings

di Aleksandra Kasperek, Claudia Lodolo e Antonella

Petricone

Opere di Luciana Ronchi e T. Di Bartolomeo

a cura dell’ASSOCIAZIONE A.C.C.A. e dell’ OSSERVATORIO CIVICO 13

info : liviacom@tiscali.it osservatoriocivico@gmail.com

Le Arti Figurative al femminile nel Mezzogiorno d'Italia dal Cinquecento al Duemila.

Rosario Pinto Titolo: Le Arti Figurative al femminile nel Mezzogiorno d'Italia dal Cinquecento al Duemila. Sottotitolo: Descrizione: Edizione in formato 8° (cm 21 x 15); 464 pagine; molte illustrazioni in b/n nel testo e a colori fuori testo. Luogo, Editore, data: Napoli, IGEI, 2009 Collana: Aujourd'hui/38 Disponibilità: In commercio Prezzo: Euro 35,00

Dalla introduzione:
Era necessario scrivere questo volume, poiché delle artiste meridionali potesse essere fornito un quadro complessivo dell'attività creativa svolta nel corso dei secoli.
L'arte non è, in sé, ne maschile, ne femminile; quando è arte, è arte e basta.
Ma, se è 'al' femminile, addita la specificità d'una condizione che non esprime una dirimente di pregiudizio, ma una mera differenza naturale.
Conduciamo studi storico-critici sul tema da oltre trent'anni e, con umiltà, ci è parso non solo giusto, ma addirittura doveroso, additarne qualche risultato sia di metodo che di merito, assumendo come profilo di rotta quello d'una restituzione e di una interpretazione dei fatti quanto più possibile aderenti alla realtà storica documentata.
Non è stato facile fare ricerca, per la deprecabile condizione d'abbandono e di vera e propria damnatio memoriae in cui versa generalmente l'arte soprattutto quando essa è 'al' femminile. Abbiamo cercato d'essere tenaci nella ricerca dell'inedito, convinti che 'poco conosciuto' non significhi affatto 'poco valido': spesso occorre applicare un criterio di proporzionalità inversa.



Rosario Pinto è nato a Napoli nel 1950. Storico dell'arte, docente di discipline storico-artistiche presso istituzioni accademiche ed universitarie (Catanzaro, Napoli), è autore di numerosi volumi di carattere generale e monografico sullo sviluppo delle arti figurative nel corso dei secoli e nel '900, con particolare Interesse per il Mezzogiorno d'Italia. Ha prodotto, inoltre, una ricca saggistica su temi di fenomenologia estetica, museografia/museologia, legislazione ed economia dell'arte. Direttore, nel tempo, di alcune pinacoteche pubbliche di arte contemporanea (Pinacoteca di Palazzo Sanchez De Luna d'Aragona di Sant'Arpino, Pinacoteca "Giovanni da Gaeta" di Gaeta), membro dell'organismo nazionale dei Conservatori dei Beni Culturali, ha curato rassegne espositive, convegni ed eventi d'arte. Guida l'Istituto di Studi per l'arte al Femminile e collabora con riviste spevializzate, nonché con quotidiani per la critica d'arte.



Post più popolari

Newsletter

Ricevi, ogni mese, tutte le notizie inerenti le mostre e gli eventi artistici più importanti, direttamente nella tua casella di posta elettronica, totalmente gratis!