sabato 6 dicembre 2014

"OPERA NUMERO: 315 - l'Energia nell'arte" con Viola Di Massimo e Andrea Amato - Roma


Eccoci arrivati al terzo appuntamento degli incontri “Opera numero” ed al secondo ed ultimo appuntamento con Andrea Amato docente di Biocompatibilità e Riarmonizzazione Ambientale, e di Energetic Building Biology, riguardo l'energia nell'arte.

La volta
precedente abbiamo visto cos'è uno Spazio Sacro e quali elementi e numeri si muovono al suo interno. Abbiamo anche visto che un'opera può essere densa di simboli che possono portare ai numeri aurei della natura, e che un'opera è capace di proiettare energia.

Questa volta, attraverso l'analisi del
dipinto numero 315 del 2014, parleremo dello spazio e del tempo e di come un'opera può condizionare energeticamente l'ambiente e l'emotività dell'osservatore.
La percezione dello spazio dipende dallo stato di coscienza dell'osservatore oppure è qualcosa di definito a priori?
Il tempo può occupare uno spazio all'interno dell'opera?

E ancora vedremo che passato e futuro esistono contemporaneamente in un eterno presente, che un artista ha la possibilità di fermare il tempo per sempre, e che lo spettatore, nell'atto dell'osservazione dell'opera, ha il potere di lasciare, in quell'eterno presente, una parte di sé.


quando:
domenica 14 dicembre 2014
la presentazione inizierà alle 17.30 e avrà la durata di circa un ora, dopo la presentazione sarà possibile visionare la mostra con le ultime opere, grafiche, pittoriche e video.


Informazioni pratiche:
orario apertura studio
: 18.30-22.00
per informazioni: info@violadimassimo.com
per i fumatori
: un terrazzo vi accoglierà 

FAQ domande frequenti:
si prenota per la presentazione?
Non è necessario ma se lo fate è meglio.
e per la mostra?
no.

venerdì 14 novembre 2014

Donne in Jazz Personale di Gian Genta in Albisola


Gian Genta
Donne in Jazz
a cura di Giorgia Cassini
6 dicembre 2014 – 6 gennaio 2015
Spazio espositivo “Vinceremo”  Piazzale F.T.Marinetti Albisola Capo


ALBISOLA CAPO  – Si aprirà il prossimo 6 dicembre la personale d’arte contemporanea “Donne in Jazz” del maestro ceramista savonese Gian Genta presso lo spazio espositivo “Vinceremo” nella piazza ex stazione fronte mare sede IAT di Albisola Capo.
Un evento culturale di alto livello curato dal celebre critico d’arte Giorgia Cassini e che vede il Patrocinio dell’Assessorato alla Cultura e del turismo del Comune di Albisola Superiore, del Comune di Albissola Marina e dell’Associazione Aiolfi.
“Donne in Jazz” è la preziosa esposizione della gestualità spontanea ed immediata di Gian Genta.
Ogni sua opera contiene le tonalità del jazz e delle musiche che gli ruotano attorno.
Ogni sua opera offre qualcosa che ha a che fare con un'idea nuova di ritmo e di  forma, che si traduce da subito come elemento percettivo dominante,  in cui colori delle sue tele ed il garbo delle sue sculture avvolgono i sensi dello spettatore, riconducendolo  alla differenza tra vedere , guardare e sentire.
Caratteristica del suo modellato è la centralità della figura femminile in accostamento ad un nuovo espressionismo, mentre nella cromia risaltano le sfumature di soli tre colori: il giallo, il rosso ed il verde, esplosi e non esplosi,  nel piacere della luce del sole e della vita, velatamente incerti, abnormi ed inorganici, metafora degli aspetti mistici, delle paure e degli enigmi dell’essere.
Nelle sue opere pertanto si evince la non decorazione ma l’incontrollabilità degli effetti che ossidi e smalti nelle differenti cotture producono attraverso l’iperbole del processo creativo del fuoco.

«Nella serie “Donne in Jazz” – commenta la dott.ssa Giorgia Cassini – la musica è ovunque ad avvolgere la felice e chiara incidenza dell’occasione.
Gian Genta trasmette con sensibilità ed immediatezza lo spirito dei soggetti, resi con tratti decisi  in perfetta sincronia di movimento e di colore, dove realtà e irrealtà si fondono in accordi cromatici di euritmica intuitività. In “Woman in cool jazz”, in “Woman in latin jazz”, in “Woman in free jazz”, libera i tratti somatici dal carattere materialistico e dà maggior peso alla musicalità del colore ed all’armonia atmosferica che non al disegno.
È interessante scorgere come sia nella pittura sia nella ceramica di Gian Genta vi sia un continuo progresso nell’evoluzione di forma e di significato che le figure femminili rappresentano. Un progresso che rimarca dell’artista quello che lo caratterizza senza possibilità di equivoci: un’impronta originale e fortemente espressiva. Di  fatto il  suo spirito creativo e le sue qualità  di forte colorista lo hanno portato a quella maturità artistica che il pubblico ammira e la critica stima».


GIAN GENTA – Cenni biografici

Gian Genta nasce a Savona, riconosciuto il merito di essere uno dei più interessanti scultori ceramisti nel panorama internazionale, oggi la sua attività lo vede impegnato quasi esclusivamente nella ceramica. Nel 2007 riceve il Premio della critica in ambito nazionale ed il Silver Award 2007 dalla galleria Art Majeur di Parigi. Nel 2011 è  selezionato ben due volte al Padiglione Italia della Biennale di Venezia. Nel 2012 è 2° classificato per scultura e mixed media al The International Art Contest in Bongaree Australia. Nel 2013 le sue opere vengono selezionate al China Jngdezhen International Ceramic Fair ed espone alla rassegna internazionale Undergroundzero Ocnele Mari – Jud. Vâlcea in Romania; è 1° classificato al The International Art Contest in Australia. Nel 2014 espone alla Biennale di Montecarlo ed è collocata in permanenza una sua opera sulla piazza del Comune di Varazze (SV). Le sue mostre vengono curate e presentate dalla dott.ssa Giorgia Cassini già Direttore Artistico della Biennale di Venezia 2011 Padiglione Italia. Le sue opere sono presenti in numerose collezioni pubbliche e private, per la biografia completa si rimanda al sito www.giangenta.it



SCHEDA TECNICA DELLA MOSTRA
Gian Genta
Donne in Jazz

CURATORE: dott.ssa Giorgia Cassini
SEDE: Spazio Espositivo “Vinceremo”  Piazzale F.T. Marinetti  Albisola Capo
INAUGURAZIONE: 6 dicembre ore 18,00 – a seguire aperitivo con l’artista
DURATA: 6 dicembre  2014 – 6 gennaio 2015
ORARI: da martedì a domenica 15.00 -20.00
Giorni festivi sempre aperto, lunedì chiuso
INGRESSO: libero
            info@giangenta.it




martedì 11 novembre 2014

"Opera numero: 233 - il tutto tramite l'uno" - Viola Di Massimo,. Andrea Volterra


Il 23 novembre 2014 alle 18.00 nello studio violadimassimo, Andrea Volterra, artista, docente di storia dell'arte, studioso delle correnti antiche e moderne ci guiderà, attraverso l'analisi dell'opera numero 233 di Viola Di Massimo, nella comprensione dell'opera e l'operato di un artista. info@violadimassimo.com

E' possibile che dietro una sola opera di un artista si possa celare la totalità di tutta l'opera?
E' possibile che la totalità di tutta l'opera sia composta da infiniti tasselli chiamati "opere d'arte"?
Andrea Volterra, artista, docente di storia dell'arte, studioso delle correnti antiche e moderne ci guiderà, attraverso l'analisi dell'opera numero 233 di Viola Di Massimo, nella comprensione dell'opera e l'operato di un artista.
Ci insegnerà a domandarci cosa c'è oltre la forma, a conoscere finalmente la dedizione che si nasconde in un artista e se ne esiste una.
Ci condurrà nell'
aspetto tecnico: nella materia, nel colore, nell'imprimitura, nel pigmento, nelle mescolanze e nelle tradizioni; ma ci porterà anche oltre la pelle: "accadono cose fuori e dentro di noi divisi solo da un sottile e fragile strato di pelle" afferma Andrea Volterra e quindi, ci condurrà anche fuori dall'opera, nell'aspetto sociale, scoprendo quanta convinzione ci può essere in un'opera, quali battaglie possono coinvolgere un artista contemporaneo; e ci porterà poi dentro l'opera, nell'aspetto intimo espresso nella ricerca dell'identità: da dove veniamo, di cosa siamo convinti, quali lotte ci appartengono o ci portiamo dietro attraverso le nostre esperienze o le esperienze di vite prima di noi che ci hanno coinvolto e ci coinvolgono ancora.
Osserveremo con attenzione il singolo segno, il simbolo: come una collana nera può divenire mistero, peso, esistenza, e ogni perla contenitore di accadimenti vissuti, sgranati come "rosario"; come una tenda da teatro può divenire ferita, cicatrice, lacerazione che scopre e fonde aspetto sociale e intimo in un solo momento; come una scarpa può divenire simbolo di "emancipazione" e reliquia.
E ancora... come una schiena nuda non voglia dire solo sensualità ma anche vulnerabilità.
Questo e altro ancora sarà raccontato da Andrea Volterra il 23 novembre 2014 alle ore 18.00 nello studio di Viola Di Massimo.


venerdì 26 settembre 2014

"OPERA NUMERO: 298" - viola di massimo


"OPERA NUMERO: 298"
Eccoci arrivati al primo appuntamento degli incontri dal titolo “opera numero”, per chi non sapesse ancora di cosa si tratti può informarsi cliccando qui.

 Andrea Amato docente di BRA (Biocompatibilità e Riarmonizzazione Ambientale) e di EBB (Energetic Building Biology) domenica 5 ottobre alle 17.30 analizzerà l'opera numero 298 del duemilaquattordici di Viola Di Massimo, sotto il profilo dell'energia nell'arte.
Ci guiderà in un viaggio nello spazio sacro: nel fuoco, nell'acqua, nell'aria e nella terra. Un viaggio nei simboli, quei simboli che sanno di così tanto antico e lontano che appartengono a tutti come quei patrimoni comuni di cui parlava Jung.

Un'opera è capace di proiettare energia? Un autore è consapevole della quantità di simboli che crea, della potenza dei colori anche a livello “sottile”, o ne conosce solo l'aspetto “denso”? Ha idea del fatto che la grafite è così potente da contenere memoria?
Penso il creare sia un atto di pura alchimia (dal greco Khimeia ossia fondere, colare insieme), in cui l'autore si fonde con la creazione, e la creazione nasce dalla fusione dell'intensità dei colori, dalla forza delle forme e dalla potenza del  segno. E la cosa... “peggiore” è  che tutto ciò non avrà mai fine:  per quanto un'opera possa avere un termine, non smetterà mai di assumere nuovi significati, di essere osservata, di avere addosso occhi ed essenza di infiniti spettatori che ad ogni pensiero la trasformeranno ancora e ancora in un moto che non avrà mai fine.

Domenica 5 ottobre 2014 scopriremo se un'opera cela energia e, se sì, come la trasmuta e in quali simboli si nasconde tale forza.

Lo studio sarà aperto alle visite anche sabato 4 ottobre dalle 16.30 alle 22.30

informazioni pratiche
evento “opera numero 298 – l'energia nell'arte”domenica 5 ottobre 2014 ore 17,30
apertura studio per il 4 e il 5 ottobre: 16.30 – 22.30
cosa si potrà vedere: le ultime opere fra disegni e pittura, accedere alla sala video
per vedere le video-opere e il rinnovato Bookshop.
info: info@violadimassimo.com - www.violadimassimo.com 
per i fumatori: un terrazzo vi accoglierà

Andrea Amato: www.aeteres.com

venerdì 15 agosto 2014

Donne e Civette: Maledetta Passione personale di Gian Genta ad Asti


Gian Genta
Donne e Civette: Maledetta Passione
a cura di Giorgia Cassini
3-21 settembre 2014
Palazzo Ottolenghi - Corso Alfieri 350 - Asti


ASTI – Si concluderà il prossimo 3 settembre la fortunata rassegna d’arte contemporanea “Creuza de ma. Mulattiere d’arte e di confine” con l’inaugurazione della prestigiosa personale del maestro ceramista savonese Gian Genta presso l’elegante  Palazzo Ottolenghi di Asti, nel cuore del centro cittadino. Un evento culturale di alto livello curato dal celebre critico d’arte Giorgia Cassini ed organizzato in concomitanza con l’importante mostra “Asti nel Seicento” allestita nell’adiacente Palazzo Mazzetti e che vede il Patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Asti e della Fondazione Palazzo Mazzetti di Asti.
“Donne e Civette: maledetta passione” è un’esposizione preziosa dedicata ad un artista d’eccezione. Assiduo frequentatore dei circoli e della mitica scuola artistica Albissolese fin dagli anni ´60-´70, dopo l’esordio alla quadriennale di Roma, Gian Genta vive a stretto contatto con i  più grandi nomi dell’arte italiana con cui ha un rapporto di amicizia ma al tempo stesso di riservatezza e di rispetto affascinato dalle differenti qualità di Jorn, Lam, Fabbri, Sassu, Fontana ed altri con cui ha avuto modo di convivere, ragionare e riflettere. A metà degli anni ´60 si configura nel gruppo Nuova Figurazione recuperando elementi figurativi tradizionali caratterizzati nella fase gestuale dalla Action Painting.
Caratteristica del suo modellato è la centralità della figura femminile in accostamento ad un nuovo espressionismo, mentre nella cromia risaltano le sfumature di soli tre colori: il giallo, il rosso ed il verde non esplosi nel piacere della luce del sole e della vita, ma velatamente incerti, abnormi ed inorganici, metafora degli aspetti mistici, delle paure e degli enigmi dell’essere.
Nelle sue opere pertanto si evince la non decorazione ma l’incontrollabilità degli effetti che ossidi e smalti nelle differenti cotture producono attraverso l’iperbole del processo creativo del fuoco.

«Originale sperimentatore, Gian Genta  è arrivato alla ceramica attraverso la scrittura e la pittura - commenta la dott.ssa Giorgia Cassini - Le sue opere nascono dal sentimento, dall’intuizione, dalla memoria. Sono ceramiche con un qualcosa di arcaico che però posseggono il calore che piace al pubblico moderno. Con un’intelligenza ed una sensibilità fuori dal comune crea di fatto una nuova cultura di bellezza: voglia di colore e di sostanza in perfetto sodalizio. L’esposizione astigiana è incentrata sulla figura femminile e sul simbolico richiamo iconografico della civetta, a testimonianza, ancora una volta, dell’esultanza creativa del suo temperamento che, unitamente al sottile ingegno indagatore, seduce in termini di audacia nelle grandi installazioni e stupisce nella forte resa espressionistica dei soggetti animalier. Una mostra assolutamente da vedere, in cui ogni testina femminile è una protagonista, una forma plastica di ideale bellezza non scevra di concreta fisicità».


GIAN GENTA – Cenni biografici

Gian Genta nasce a Savona, riconosciuto il merito di essere uno dei più interessanti scultori ceramisti nel panorama internazionale, oggi la sua attività lo vede impegnato quasi esclusivamente nella ceramica. Nel 2007 riceve il Premio della critica in ambito nazionale ed il Silver Award 2007 dalla galleria Art Majeur di Parigi. Nel 2011 è  selezionato ben due volte al Padiglione Italia della Biennale di Venezia. Nel 2012 è 2° classificato per scultura e mixed media al The International Art Contest in Bongaree Australia. Nel 2013 le sue opere vengono selezionate al China Jngdezhen International Ceramic Fair ed espone alla rassegna internazionale Undergroundzero Ocnele Mari – Jud. Vâlcea in Romania; è 1° classificato al The International Art Contest in Australia. Nel 2014 espone alla Biennale di Montecarlo ed è collocata in permanenza una sua opera sulla piazza del Comune di Varazze (SV). Le sue mostre vengono curate e presentate dalla dott.ssa Giorgia Cassini già Direttore Artistico della Biennale di Venezia 2011 Padiglione Italia. Le sue opere sono presenti in numerose collezioni pubbliche e private, per la biografia completa si rimanda al sito www.giangenta.it



SCHEDA TECNICA DELLA MOSTRA
Gian Genta
Donne e Civette: Maledetta Passione

CURATORE: dott.ssa Giorgia Cassini
SEDE: Palazzo Ottolenghi – Corso Vittorio Alfieri 350 – 14100 Asti
INAUGURAZIONE: 3 settembre ore 18,00 – a seguire aperitivo con l’artista
DURATA: 4 - 21 settembre 2014
ORARI: da martedì a domenica 10,30 -19,30
Giorni festivi sempre aperto, lunedì chiuso
INGRESSO: libero




lunedì 16 giugno 2014

"POSITIVE VIBRATIONS"

Mostra del  Gruppo Artistico OLTRELATELA "POSITIVE VIBRATIONS" Sabato 21 giugno alle ore 17 alle Splendide Sale espositive delle SCUDERIE ALDOBRANDINI di Frascati
dal 19 al 22 Giugno 2014
Walter Necci
Marco Recchia
Patrizio De Magistris

Il Gioco dei Sentimenti di Micaela Legnaioli

Il Gioco dei Sentimenti di Micaela Legnaioli
Dal 19 Giugno 2014 al 04 Luglio 2014

Roma
Luogo: Galleria Vittoria
Curatori: Sabine Oberti
Telefono per informazioni: +39 06 36001878


Comunicato Stampa: I sentimenti sono i processi eterni dell’uomo. Se Micaela Legnaioli ci aveva sorpresi con un mix di colori nella sua prima mostra nel maggio 2013, torna oggi alla predominanza del bianco e del nero... Come se i suoi occhi cercassero nel manicheismo dei neutri una risposta chiara nel « gioco dei sentimenti ». Ciò che ci rende deliziosamente e terribilmente umani non è infatti questo stato emotivo che varia a secondo del nostro vissuto ? Trovare l'equilibrio nei sentimenti opposti, non sarebbe questo il cuore del suo lavoro? L’artista scava nell'intimo, nel più profondo dell'essere e riafferma la forza del sentimento nel cuore dell'Uomo. Sentimenti, positivi o negativi, niente viene imposto dall'artista, tutto è solo suggerito... La scelta del titolo di queste opere da una sola lettera lascia che lo spettatore interroghi se stesso : « A » come « Appassionato », « Ansia », « Abbandono », « Allegria » ... Pudore spontaneo e spericolato del sentimento sottilmente velato nell’opera « R » o « B », oppure strappi decisi attraverso frammenti di plexiglass che lacerano l’opera « I », o infine fili di ferro arrugginiti inchiodati nell’opera intitolata « P ». Bordi taglienti di plexiglass, parole incatenate, forme curve e lucide sono i paesaggi interiori che l'artista interpreta, nel grande desiderio di sentire, di esistere e di fare coesistere i propri sentimenti. Micaela Legnaioli rimane coerente con il processo creativo in cui eccelle, sempre fedele ai materiali di recupero di cui trae nobiltà, durezza o semplicemente utilità. Resina, stucco, metallo, tessuti vari, plastica, tavole di legno donano vita ad opere che poi esprimono un nuovo significato. L'elemento grafico rimane presente in diverse lingue, come se volesse sfidare il visitatore del Mondo. E si tratta proprio di linguaggio universale quello dei sentimenti. Lei riesce proprio a fare sorgere questa dipendenza alla vita, con la consapevolezza di dovere fare coesistere tutti i sentimenti umani. Sabine OBERTI

venerdì 9 maggio 2014

ENRICO COLOMBOTTO ROSSO a cura di Giorgia Cassini


OMAGGIO ALL’ARTE
“ENRICO COLOMBOTTO ROSSO”
a cura di Giorgia Cassini

PONTESTURA- TEATRO G. VERDI
17 maggio 2014 h.19

Nel 1° anniversario della scomparsa del grande M° Enrico Colombotto Rosso il Comune di Pontestura, in collaborazione con la Fondazione Enrico Colombotto Rosso, ne celebra la figura presentando integralmente la propria collezione conservata nel Palazzo Civico con un doppio appuntamento sabato 17 maggio a cura del noto critico d’arte Giorgia Cassini: la conferenza “Omaggio all’arte: Enrico Colombotto Rosso” alle ore 19 presso il Teatro G. Verdi di Piazza Castello ed a seguire la visita guidata al Deposito Museale ed al Museo dei Giocattoli.
La conferenza renderà omaggio alla dimensione artistica e intellettuale dell’illustre pittore e sarà incentrata sulla lettura iconografica e iconologica di un’importante selezione di dipinti che ricostruiranno il percorso cronologico della creazione colombottiana evidenziandone i primi passi nel mondo del simbolismo e quindi il progressivo smarcamento verso un’inconfondibile originalità. «Enrico Colombotto Rosso è Maestro ineguagliabile – commenta la dott.ssa Cassini - dall’immaginazione drammatica, per nulla consolatorio, anzi inquietante e veicolo di profondi interrogativi. Come curatore ho sempre dato il giusto merito al Maestro ritenendolo un protagonista dell’arte che occupa un posto eminente nella pittura italiana dal secondo novecento ad oggi e nell’esposizione di Pontestura ritrovo tutti i motivi che fanno di Colombotto Rosso un’artista acuto e affascinante. Oggi molti artisti, forse impegnati ad inseguire un facile mercato indistinto, producono principalmente opere decorative, tranquillizzanti, consolatorie. Enrico Colombotto Rosso che è artista autentico ci propone invece un complesso mondo di nascoste inquietudini popolato da immagini decadenti, figure di squisita armonia cromatica e formale, difficile ed ardita sintesi fra osservazione reale e tensione interiore. In esse coglie una moltitudine fatta di individualità. E ogni individualità di questa moltitudine ha la sua posa. A volte una posa osa più della naturalezza, suggerisce ambizioni, volontà, speranze oltre che ferite, ansie deliranti, gioie impazzite. Dice cosa si vorrebbe o potrebbe essere oltre chi si è. Amo Enrico Colombotto Rosso perché mi fa pensare e sono grata al Comune di Pontestura ed alla Fondazione Enrico Colombotto Rosso nella persona del Presidente Gaetano Giacomelli per conservarne l’altissima qualità artistica e per valorizzarne la notevole valenza culturale con quest’esposizione straordinaria ed in particolare per avermi chiamato a presentare questo importante incontro commemorativo non solo quale critico d’arte curatore dell’esposizioni di carattere nazionale di Enrico Colombotto Rosso ma soprattutto in virtù del forte legame che ci univa».
Un’apertura straordinaria che intende evidenziare l’appartenenza identitaria territoriale del Maestro, torinese di nascita ma monferrino d’adozione, conducendo per mano alla scoperta del prezioso scrigno museale che custodisce oli e disegni, quali gemme preziose espressione del suo raffinato universo. Un’occasione imperdibile per visitare l’intera collezione di opere d’arte di proprietà comunale unitamente al Museo dei Giocattoli, anch’esso creato dall’artista, che è al contempo documento storico e incanto fiabesco.

lunedì 28 aprile 2014


“ASSONANZE” è il nome dato alla personale di Gian Genta che si terrà nel Complesso Monumentale dei Chiostri di Santa Caterina nelle sale dell’oratorio de’ disciplinanti a Finalborgo dal 11 maggio al 22 giugno a cura dell’Assessorato alla cultura del Comune di Finale Ligure.
Gian Genta tenta di intraprendere un percorso originale nel mondo dell’arte contemporanea, assimilando al linguaggio scultoreo il linguaggio pittorico gestuale intimo ed inconscio, con particolari aspetti fotografici che superano il confine, il limite e le mutazioni della quarta dimensione.
Cercando di dimostrare che pur nelle sostanziali differenze espressive esiste nell’arte la possibilità di interpretare qualcosa di diverso Gian Genta individua che non esiste separazione per chi osserva l’uno col tutto, ma, il tutto è connubio che può esistere solo nella quinta dimensione che è quella del “sentire dentro”.
Una ricerca artistica tutta rivolta all’unificazione di uno stato di equilibrio, giocato nelle vibrazioni della forma e della materia che neutralizzano la dualità di percezione bi e tridimensionale del linguaggio artistico come sino ad oggi è stato conosciuto ed interpretato.
Gian Genta si appropria di un’espressione che vanifica la percezione del bello e del brutto, della fotografia o della pittura, della ceramica o della scultura, inquadrando le proprie figure in uno spazio atemporale, ed a cuor leggero, sperimenta l’integrazione con il proprio io consapevole che materia ed illusione, da sole, non gratificano la profondità dello spirito e del livello dell'anima.
Ciò che definisce Gian Genta é ciò che non ci dice, volti confusi, figure femminili in assenza, bocche sofferte che non sanno raccontare, scolpite, dipinte e ritratte nella certezza del silenzio e del sospetto, sconosciute apparenze che sussurrano ed a volte gridano il senso di ritrovo e della perdita.
Un mondo che vale più delle immagini , forme perenni di nostalgia che hanno un nome ed una identità, ma che non rivelano il mistero della loro origine, valore aggiunto alle tele o ceramiche cui appartiene.
In ogni opera c’è un’importante concentrazione di emotività, una misurata economia delle forme e l'intrigante interpretazione della ripetitività e della sinonimia visiva con equivalenze di senso affine per un significato che spiega la differenza tra vedere , guardare e sentire.
Pensare esige immagini e le immagini contengono pensieri così come ogni forma esige struttura per veicolare i sensi.
Le opere di Gian Genta inducono a saper sentire più che a saper vedere.........
le sue "ASSONANZE" contengono ossidi, contengono errori, contengono smalti e spruzzi di colore, cantonate e speranze, maschere di terra con la disperata voglia di riuscire a comunicare là…… al di là dell’arte.

Ufficio cultura Finale Ligure 019.6890484
www.comunefinaleligure.it
ufficiocultura@comunefinaleligure.it
www.giangenta.it
info@giangenta.it

venerdì 25 aprile 2014

ANIELLO SCOTTO "SANTISSIMA CROCE"

 
 

SANTISSIMA CROCE

ANIELLO SCOTTO

Soprintendenza Speciale per il Polo Museale e per il Patrimonio Storico-Artistico di Napoli.
 
Chiesa San Domenico Maggiore, Napoli
Altare Maggiore
Aprile 2014


venerdì 11 aprile 2014

Percorsi D'Arte

 
Percorsi D'Arte
Inaugurazione: Mercoledì 16 Aprile 2014 alle ore 18.00

Durata: 16 – 23 Aprile 2014

Presso: Galleria Vittoria – Via Margutta, 103 – Tel. 06.36001878
...
A cura di: Tiziana Todi e Tiziano M. Todi

orario galleria: lunedì / venerdì 15,00-19,00 - fuori orario su appuntamento

www.galleriavittoria.com - info@galleriavittoria.com



Dipingere è un’avventura meravigliosa. Quando ero piccolo sognavo di dipingere un quadro. Che cosa avrei dato per avere a disposizione tanti colori, pennelli a volontà, tutto il materiale che occorre per diventare un pittore e possedere un cavalletto vero dove sistemare la tela o un blocco di carta per disegnare. Poi sono diventato grande ed ho realizzato il sogno di fare il pittore. Dipingere è una emozione unica che può riempire la giornata e prosegue per tutta la vita, come scoprire un colore nuovo, come cercare di sperimentare piano piano tutte le tecniche per cercare quella più congeniale al tuo momento attuale, andare in giro per gallerie d’arte a visitare le mostre, entrare nei musei ed emozionarti di fronte alle grandi opere, scoprire nuovi pittori e scultori e incontrarli nelle piccole mostre.

Pensiamo ad una giornata da schifo dove hai deciso di dipingere, tu stai mischiando colori per preparare la tavolozza e allora forse non ti accorgi più che il tempo passa e poi si ferma, tu concentratissimo avverti appena delle voci o dei rumori lontani perché non hai più pensiero per la pioggia o per il traffico della giornata. Devi impastare tinte, scegliere il pennello giusto e volare lontano dove il sole è più forte delle nuvole e della pioggia stessa. Ti ritrovi allora con una sensazione di benessere e positività in virtù di un avvenuto reset. Così è la pittura. Un gioco con le sue regole ed una sfida allo stesso tempo, dove sogno e realtà si incontrano.

Claudio Spada
 

sabato 5 aprile 2014

Una mostra racconta due secoli di storia attraverso gli abiti da sera

Museo della moda e delle arti applicate di Gorizia
Gustav Klimt la ritrasse bella e sorridente con indosso il suo abito da sposa, una veste bianca e vaporosa. Ora alcuni abiti da sera della gran dama viennese Margaret Stonborough Wittgenstein sono solo una delle tante meraviglie esposte al Museo della moda e delle arti applicate di Gorizia (Il museo occupa il primo piano delle Case Dornberg e Tasso e comprende anche le sezioni della produzione e lavorazione della seta e quella dei gioielli. Il percorso si snoda tra ambienti che riproducono attività artigianali collegate all'abbigliamento, bottega del calzolaio, del cappellaio e sartoria), che ha riaperto i battenti, completamente rinnovato, lo scorso 2 aprile. Magnifiche le sue grandi sale, ricreate come se si trattasse di scenografie teatrali che ricordano le strade di una città di inizio Novecento, con le vetrine dei boulevard piene di accessori femminili, dai cappellini alle scarpe, fino alla lingerie. I pezzi esposti, che vanno dal Settecento agli anni Venti del Novecento, sono tutti abiti da sera, perché il filo conduttore dell'allestimento è l'ornamento scintillante che racconta la storia della belle époque attraverso gli abiti femminili. Un punto di vista privilegiato, che consente al visitatore di immergersi nella vita e nell'atmosfera di quegli anni di cui questi vestiti sono una testimonianza elegante e raffinata. Anche attraverso una sala multimediale che permette l'accesso a un ricco repertorio di fotografie e video.

giovedì 3 aprile 2014

Viola Di Massimo apre il suo studio per la giornata dal titolo: "L'opera d'arte, sei Tu"

Viola Di Massimo apre il suo studio per la giornata dal titolo: "L'opera d'arte, sei Tu"


Trovarsi nel luogo dove un autore crea è sempre emozionante ma lo è soprattutto per Viola Di Massimo che nel suo studio ha reso reale ogni elemento dopo averlo dipinto (collane, cappelli, sedie, tavoli, pavimenti, tende rosse...), perché convinta che lo spettatore si debba sentir catturato da un mondo nuovo camminandoci dentro, un mondo nato da una mente diversa. E' proprio per questo motivo che il suo studio, le esposizioni, le sue performance teatrali ed i video, sono opere in movimento, in cui lo spettatore diviene anche solo per poco, opera d'arte. (da: "Autobiografia di un pensiero fisso, dall'opera alla poetica")

"Lo spettatore è già un'opera d'arte, nessuno è uguale all'altro né per carattere né per fisicità o movenze. Per quanto noi artisti ci sforziamo di non somigliare ad altri nelle nostre creazioni, l'unico vero modo per essere unici è nel far divenire la nostra arte uguale a noi stessi, uguale alla nostra essenza, solo in questo modo potrà essere davvero unica."
Questo è ciò che Viola Di Massimo afferma e sarà felice di "onorare" questa diversità, unicità, ricchezza, accogliendo chiunque lo desideri nel suo studio in Via R. Morandi a Roma domenica 13 aprile 2014 dalle 16.00 alle 23.00.
per informazioni: www.violadimassimo.com - appuntamentoinstudio@violadimassimo.com - info@violadimassimo.com

martedì 1 aprile 2014

Lea Maberti De angelis - Ricordo D'Artista


Lea Maberti De Angelis è nata a Roma nel 1928. Ha studiato modellato e incisione alla Scuola d'arte del Bucchero e alla Scuola della medaglia della Zecca. Si dedica al disegno e alla pittura, ma la sua preferenza va essenzialmente alla manipolazione della creta. Ha insegnato anche in varie Associazioni di Roma, modellazione. Per la Parrocchia di Santa Monica Ostia Lido Roma ha realizzato le formelle con la vita di S. Monica. Ha insegnato scultura presso la Coop. Mar dei Coralli e per L'Associazione Nuova Armonia.

La scultura di Lea De Angelis si scrolla di dosso le parole di chi volesse definirla con qualche formula di circostanza tratta dal repertorio della storia dell'arte. Proprio come nel caso della persona Lea, dopo qualche frase, se non si giunge al punto, sembra quasi di sentire la sua voce che incita: "Adesso lasciamo stare le chiacchiere e parliamo davvero".

Cosa dire, infatti, di forme che parlano effettivamente da sole? I titoli lo confermano: si toccano sentimenti che sono eterni, universali, che ciascuno ha provato. Anche quei corpi umani sono i nostri corpi, siamo noi. Sono giovani, hanno bellezza ma siamo comunque noi anzi, proprio perché hanno bellezza e vigore, li riconosciamo come la più intima essenza di noi stessi, quella che non si degrada come le cose materiali, che è fatta per la vita.

Lea si è fatta da sola, (come si direbbe di un imprenditore). Si è scelta la sua strada, l'ha difesa e l'arte l'ha fatta libera di stare da pari a pari di fronte a chiunque (e bisogna considerare che nella Roma di cinquant'anni fa una donna-artista era veramente un personaggio insolito).

Oggi Lea si presenta al pubblico con cose nuove e cose già esposte nel recente passato. La continuità è quella che si addice a chi non può essere che sé stessa.

Il corpo umano, femminile spesso, è tutto ciò di cui l'artista (ma potremmo anche dire la scultura in genere) ha bisogno per mettere in opera il suo "incanto". Con un gioco di parole si potrebbe veramente dire che questo delle forme umane è un canto nel senso che tanto il cantare dista dalla semplice parlata quotidiana quanto l'arte di Lea rivela di quanta armonia è capace questa nostra veste corporea. Viene a mente che, al di là della sua funzionalità, il corpo umano sia veramente uno strumento, una sorgente di bellezza, poesia di carne.

Le figure della scultrice sono a volte in reciproca relazione: la coppia si atteggia secondo le attitudini fondamentali della vita in comune. La Tenerezza (che sovverte la gravità del corpo), la sensualità del Bacio, quella dell'intesa inebriante che si crea della Danza o, addirittura, la smisurata prospettiva della Vita stessa (cito titoli di sue sculture).

Se è la figura femminile ad essere rappresentata in solitaria posa, Lea si concede uno scavo interiore, un diario (il suo, forse): la Noia, il Sogno, la Rabbia. Forse qui la figura del partner è presente pur nella mancanza fisica, come rapporto di nostalgia, desiderio o perdita. Per restare in tema, anche il canto degli uccelli si rivolge ad un'assenza, un vuoto che si fa slancio.

La forma maschile invece ha, nella scultura di Lea De Angelis, qualche spunto drammatico in più e, quando mette in scena la solitudine, non sembra tanto esprimere delusione dell'uomo per il mancato amore ma un tormentato dialogo con la vita stessa, le sue promesse e le delusioni. Qui, sottotraccia, sembra che Lea voglia ammonire: noi donne sappiamo meglio riconoscere dove sia la vita e la felicità, anche quando ci sfugge, mentre voi uomini, persi dietro chimere esistenziali, potere mancare di accorgervi del vero bene che avere accanto. Ecco, allora, che si contempla la Sconfitta ma anche il suo contrario, l'Ideale, forse reciproche facce di una moneta tanto cercata.

Lea ha molto da insegnarci. Le sue ottanta e passa Primavere non sono state perse e, come quelle sue erbe messe sotto spirito che distillano un liquorino da lasciare a bocca aperta, anche la sua amicizia impone di fare piazza pulita da ogni ingorgo di stupide complicazioni: la vita è una, corre e si spende anche per chi è avaro di sé, offre doni che possiamo non riconoscere nel loro valore (forse perché male incartati).

Bisognerebbe anche parlare della qualità dei suoi lavori, soprattutto per l'istintiva sapienza della forma umana che sembra infallibile ma le lodi è bene che siano un atto spontaneo degli spettatori di fronte a queste sculture, distillato d'umanità.

Testo critico di Gianluca Tedaldi, Storico dell'Arte.

lunedì 31 marzo 2014

MOSTRA DI ARTE CONTEMPORANEA ” IL GIARDINO DEI SOGNI E DEI DESIDERI “

MOSTRA DI ARTE CONTEMPORANEA ” IL GIARDINO DEI SOGNI E DEI DESIDERI “

Si può guardare ad una mostra d’arte come ad una sorta di giardino composto da opere multiformi e multicolori, dove lo spettatore è invitato alla contemplazione, alla meditazione e all’empatia.Le opere d’arte altro non sono che il frutto del lavoro manuale, intellettivo e sentimentale dell’artista, il quale è mosso da un bisogno profondo ed irrefrenabile di condividere i suoi più intimi pensieri, fatti di riflessioni, considerazioni, sogni e desideri.
L’Associazione Culturale ARTINARTE organizza una mostra a Nemi, presso le Scuderie di Palazzo Ruspoli,
dal 5 al 21 aprile 2014, con inaugurazione il giorno 5 aprile alle ore 16
e aperture nei giorni SAB 5 – DOM 6 – SAB 12 – DOM 13 – VEN 18 – SAB 19 -
DOM 20 – LUN 21, con orario 10,30 -13 e 15 – 19.
ARTISTI IN MOSTRA : Alberto Cantoni, Anna Proietti , Assunta Ferrini , Damiano Massaro, Eugenio Converso, Fabrizia Sgarra, Francesco Franco Morelli, Gabriella Tirincanti, Gianni Vernì, Gualtiero Redivo, Isabel Gonzalez De Aledo, Mara Lautizi, Natascia Campanelli, Paolo Viterbini, Roberto Nizzoli, Sara Palleria, Simona Barbaresi, Simona Gloriani, Stefania Carè, Tiziana Di Bartolomeo e Walter Necci

lunedì 24 marzo 2014

Al MiArt di Milano artisti emergenti tra fashion e design

Vincenzo De Bellis, Direttore MiArt Milano
Dal prossimo 28 marzo torna per tre giorni il Mi Art, la fiera d'arte contemporanea di Milano, che nel 2013, dopo due edizioni incolore, ha vissuto l'anno del rilancio. Merito anche di Vincenzo De Bellis, il nuovo direttore, che per il suo secondo mandato ha già raggiunto un obiettivo importante: aveva detto che il numero ideale di gallerie per Milano era di circa 150; quelle presenti quest'anno saranno 148.

De Bellis, quali sono i punti forti di questa nuova edizione del MiArt?

Il primo è senz'altro la qualità delle gallerie, migliorata rispetto allo scorso anno. Avremo molti stand monografici, con nomi che vanno da Mario Schifano e Gianni Piacentino a Liam Gillick e Oscar Tuazon. I galleristi stranieri questa volta saranno 60, dieci in più rispetto al 2013.

Che cosa si intende per qualità?

Se si tratta di Novecento tutto dipende dalla posizione che l'artista in questione occupa nella storia.

E quando invece si parla di giovani?

In fiera ci saranno gli artisti più contesi. Chiunque provi a comprare certi nomi si renderà conto di quanto le opere siano difficilissime da ottenere, anche per i collezionisti più esperti e stimati. 

Si dice che le fiere d'arte in Italia siano troppe. É d'accordo?

Sono tante, ma penso anche che Milano offra obiettivamente l'ambiente migliore. É la città con più gallerie, più collezionisti e quella dove vivono più artisti.

Come saranno le fiere del futuro? 

Le grandi, ovvero le cosiddette "corporate", saranno sempre più grandi, e quelle piccole sempre più specializzate. Qualcuno crede anche che le fiere d'arte diminuiranno di numero. Io penso, invece, che nei prossimi anni il numero sia destinato a crescere, per esempio in Sud America e in Africa. Dopotutto nel calendario dell'arte c'è ancora molto spazio libero.

Dopo due anni alla guida del MiArt, qual'è l'errore che ha imparato a non fare?

Quello di cercare di applicare modelli già esistenti. Ogni ambiente ha le sue specificità, che vanno messe a frutto.

A quale pubblico si rivolge oggi il Mi Art?

Non solo a quello degli appassionati d'arte, visto che Milano è una città con molte vocazioni creative. Perciò abbiamo voluto dare più spazio al design e alla moda. Quest'ultima sarà una sorta di basso costante nel ciclo di conferenze che affiancherà le giornate della fiera.

I giovani artisti italiani faticano parecchio. C'è ancora spazio per loro?

Spero di si, nonostante il momento per loro sia molto difficile.

Da dove si riparte?

Dalla formazione. Nel settore delle arti il nostro sistema educativo è vecchio, arretrato, poco competitivo rispetto a realtà straniere come quelle inglesi, francesi, tedesche o statunitensi.

Se la sente di mandare un'indicazione al neoministro dei Beni culturali Dario Franceschini?

Gli direi di non trascurare il presente. Conservare è giusto, ma bisogna anche tornare a produrre patrimonio. Altimenti nel futuro cosa avremo da conservare?

venerdì 21 marzo 2014

La voluttà decadente di Klimt si contrappone al simbolismo esistenziale di Kahlo

Il fattore K questa volta lo stabiliscono due importanti mostre dedicate ai pittori Gustav Klimt e Frida Kahlo, e costringe lo sguardo degli spettatori, piazzato sull'asse Milano-Roma, a sbalzi e salti eleganti, a scontri preziosi. Perché Klimt, Alle origini di un mito (a Palazzo Reale di Milano, dal 12 Marzo al 13 Luglio) e Frida Kahlo (alle Scuderie del Quirinale di Roma, dal 20 Marzo al 31 Agosto) combattono un match in cui entrano in gioco tutti, ma proprio tutti i fattori: la civiltà, la storia, l'arte, la vita.

Klimt fu la quintessenza della "viennesità", fatta di splendore, voluttà decadente e intimità borghese. E in quella città che allora, in ogni campo, produsse geni come materia prima - ma che a uno di essi, Karl Kraus, parve addirittura come la "stazione meteorologica della fine del mondo" - si adoperò parecchio per rivestire i sogni e le turbolenze emotive dell'epoca con quadri d'alta sartoria e raffinatissima oreficeria. Facendone quasi una questione di puntualità, questo principe della decadenza morì molto simbolicamente nel 1918, anno della disintegrazione dell'Impero asburgico e della Vecchia Europa.

La mostra milanese, curata da Alfred Weidinger ed Eva di Stefano, presenta Klimt nell'atto di formarsi e di guardarsi intorno, ma anche il Klimt eminente con capolavori come la ricostruzione originale dell'immenso, polimaterico Fregio di Beethoven (esposto a Vienna nel 1902 nel Palazzo della Secessione e inaugurato da un concerto diretto da Gustav Mahler), e il sontuoso e terminale Adamo ed Eva. Ecco il disegnatore magistrale, nelle cui mani la linea, sottile come un capello, può tutto. E come sono belli e tristi i paesaggi della maturità, tra giardini e parchi intensamente autunnali dove magari recitare versi di Rainer Maria Rilke, accanto agli ottimi dipinti di Carl Moll e Kolo Moser. Artista ufficiale, stimato dall'Imperatore Francesco Giuseppe, ma anche uomo riservato, guru in caftano tra le sue molte modelle amanti, Klimt è consapevole della superiorità della donna, e per questo non la combatte ma astutamente la celebra, fino a farne l'idolo fatale e letale della Giuditta.

Allo sguardo maschile sull'eros e il conflitto tra i sessi di Klimt, Frida Kahlo (1907-1954), che come
Gustav ama le allegorie e la potenza delle immagini ma non è mai né riservata né astuta, oppone il suo sguardo e il suo strazio femminile radicale, quindi tutta una verità che sa di orgoglio, di sofferenza, di solitudine. Agli ornamenti metallici dell'austriaco predilige le decorazioni dei costumi tradizionali messicani, o le cicatrici delle sue ferite, che siano del cuore, o delle molte operazioni subite. All'oro antepone il proprio sangue, quello dei parti, delle amputazioni, dei desideri, degli amori traditi. L'unico viennese che l'avrebbe interessata, e il cui pensiero effettivamente avvicinò tramite il surrealista André Breton, sarebbe stato Sigmund Freud. Quanto agli imperatori, figurarsi un plotone d'esecuzione composto da repubblicani messicani, del tipo di quelli che a Frida piaceranno molto, come Pancho Villa o Zapata, ne aveva fatto fuori uno nel 1867, e guarda caso si trattava del fratello di Francesco Giuseppe, Massimiliano, autonominandosi imperatore del Messico. Per il resto Frida si vantava di essere nata con la rivoluzione, e nell'anno in cui Klimt e il suo mondo sparivano lei cominciava a capire che tutto, in realtà, stava nascendo.

La mostra che si tiene a Roma, curata da Helga Prignitz-Poda e forte di ben 130 opere, è la prima retrospettiva italiana dedicata a questa icona novecentesca, a questa piccola, ardente e amatissima india, che ora, davanti a noi, esibisce, come in una colossale sequenza di ex voto, il suo bel volto ossessivamente perlustrato, il suo variopinto simbolismo esistenziale, il suo bestiario magico. Ha usato le figure come fossero parole, narrando favole crudeli al cui centro c'era sempre e solo lei, Frida o l'esplorazione del dolore, e però lo ha fatto a nome di tutti. Morendo lasciò scritto: "Spero di non tornare mai più". Per nostra fortuna non è andata esattamente così.

mercoledì 12 marzo 2014

mostra personale di Gian Genta a Pozzo Garritta ad Albisola


Sabato 22 marzo 2014 alle ore 17 vernissage della personale di Gian Genta, ospite d'onore la Dr.ssa Giorgia Cassini curatore e critico d'arte.
La mostra dal titolo "A modo mio" si terrà a Pozzo Garitta, il borgo antico di Albisola Marina presso la sede ottocentesca del Circolo degli Artisti famosissimo centro d’arte e di cultura.
Spolvero di ossidi e smalti nelle opere di Gian Genta.
In quest’esposizione l’artista savonese porta tele e ceramiche che hanno un nome ed una identità, ma che non rivelano il mistero della loro origine.
In ogni opera c’è un’importante concentrazione di emotività una misurata economia delle forme e l'intrigante interpretazione della ripetitività e della sinonimia visiva con equivalenze di senso affine per un significato che spiega la differenza tra vedere , guardare e sentire.
Pensare esige immagini e le immagini contengono pensieri così come ogni forma esige struttura per veicolare i sensi.
Le opere di Gian Genta inducono a saper sentire più che a saper vedere..... "A modo mio" contengono ossidi, contengono errori, spruzzi di colore, vizi e speranze, maschere di terra con la disperata voglia di riuscire a comunicare là…… al di là dell’arte.

Dal 22 marzo al 6 aprile 2014
Orario apertura dalle 16 alle 19

Gian Genta
Via San francesco 3/2
17100 Savona
019.801988
393.0688990
info@giangenta.it
www.giangenta.it

lunedì 3 marzo 2014

Varazze città delle donne il sindaco inaugura il busto di Gian Genta ed una mostra permanente dedicata alle donne



Il Sindaco di Varazze, prof. Giovanni Delfino, inaugurerà sabato 8 marzo 2014 alle ore 12.00 il “Sottopasso Città delle Donne”, evento espositivo di alto livello meritoriamente organizzato dall’Amministrazione Comunale negli spazi del sottopasso tra viale Nazioni Unite e via Recagno. Alla vernice precederà alle ore 11.00 la conferenza stampa e preview della mostra in Sala Consiglio Comunale.
La mostra d’arte permanente dedicata all’universo femminile è curata da Giorgia Cassini, critico d’arte e direttore artistico di fama internazionale, che ha voluto allestire il sottopasso e la relativa piazzetta a cielo aperto con una esposizione innovativa, modulata nel rispetto della cifra stilistica dei singoli artisti partecipanti.
Una mostra permanente da scoprire ed ammirare nelle diverse installazioni, attraverso la creatività, l’estro e l’abilità esecutoria dei singoli autori, all’interno di un percorso che vedrà i visitatori procedere dal Sottopasso Città delle Donne all’adiacente piazzetta a cielo aperto e/o viceversa, sospesi tra il recupero della tradizione ceramica da un lato e il rinnovamento estetico contemporaneo dall’altro.
Una mostra che stordisce in termini di bellezza e di emozioni: le opere d’arte ivi collocate incanteranno i fruitori del sottopasso in un percorso unico, di grande impatto visivo, correlato da pannello e didascalie esplicative.
Una mostra che ha già riscosso entusiastici apprezzamenti da parte della cittadinanza di Varazze durante i giorni dell’allestimento, tanto da indurre l’Amministrazione Comunale a voler estendere in futuro il progetto culturale anche all’intera piazzetta.
Un progetto nato a seguito della decisione di collocare a pubblico godimento la scultura, in semirefrattario vicentino bianco intitolata “Albachiara”, del Maestro ceramista Gian Genta che ha con acume lanciato l’idea di estendere l’intera zona ad una fruizione culturale da parte del largo pubblico. Un’idea accolta con apprezzamento dall’Amministrazione Comunale che ha inteso, nella costituzione di una area pubblica adibita ad esposizione permanente, promuovere il patrimonio artistico rendendo lo spazio urbano di grande interesse culturale per la popolazione residente, per il mondo della scuola e come richiamo turistico. La curatela scientifica e la direzione artistica è stata pertanto affidata alla dottoressa Giorgia Cassini che ha selezionato 25 artisti che hanno omaggiato la Città delle Donne con le loro opere d’arte. Fra gli artisti selezionati spiccano nomi di caratura che dominano la scena artistica europea come il torinese Sergio Ùnia e la mantovana Teresa Noto, unitamente agli artisti liguri della scuderia della Cassini quali Gian Genta, Stefano Romagnoli, Armanda Cirio, Ernesto Canepa, Franca Briatore. Il progetto espositivo è stato anche occasione per il critico d’arte di conoscere ulteriori eccellenze artistiche del territorio a cui estendere l’invito a partecipare alla prestigiosa iniziativa culturale. «Di fatto si tratta – spiega la curatrice dott.ssa Cassini – di un’esposizione nel centro cittadino non invasiva, ma caratterizzante, che immette un segno forte e innovativo analizzando e presentando i linguaggi della cultura figurativa contemporanea.
Come donna, esperta d’arte ed attenta alle tematiche femminili, il mio plauso va all’Amministrazione Comunale di Varazze per aver promosso questo importante progetto culturale, un’idea che ho apprezzato con slancio trattandosi di un appuntamento importante volto a valorizzare “l’eterno femminino”. Per completezza di contenuti ho ritenuto di far esporre non solo artiste donne ma di includere anche la visione maschile. La figura femminile è risultata così raffigurata in molteplici connotazioni e presentata in attimi successivi con la potenza dei mezzi espressivi dei diversi autori, rivelando l’odierno frenetico fervore artistico in una sorta di continuità che annulla gli stacchi temporali come i trapassi spaziali.
L’esposizione permanente lascia libero corso a piacevolissime installazioni in cui le figure femminili isolate o a gruppi sono restituite ora con assoluta libertà ora descritte con amorosa fedeltà al vero, in una visione semplice o religiosamente ispirata.
Ad opere dalla concezione plastica di estrema sobrietà e di assoluta chiarezza si alternano opere dall’esuberanza emotiva e sentimentale, dove l’attenzione per la figura umana femminile è trasformata in magnifico omaggio alla Città delle Donne. La figura femminile è motivo dominante della storia dell’arte e in questa mostra diventa un repertorio da riassaporare con innovazione consapevole per trasformarsi in un serbatoio di valori e di soggetti che si trasfigurano rinnovandosi e slegandosi da ogni convenzionalità. Donne determinate o fragili, spirituali o pratiche, anticonformiste o tradizionali, spiritose o misteriose, moderne o mistiche, passionali o materne: gli artisti ne catturano i mille significati, le tante sonorità. I soggetti della rappresentazione sono trasformati in mezzi di comunicazione ed il mezzo d’espressione preferito è la ceramica con cui, in vari modi, gli artisti danno vita ad intuizioni esistenziali, ad evocazioni ove lo spunto è intimo e sentimentale. Esempi di armonia formale o di limpida misura ritmica o basati su un grafismo altamente decorativo e concretati nell’ansia di esprimere, al di fuori di ogni schema, il pulsare esaltante della vita di cui la donna ne incarna il simbolo.
Opere con implicazioni simboliche che captano, traducono e raccontano in forza visiva un dettaglio, un volto, un nudo. La consapevole scelta del soggetto, indagato e declinato in tutte le sue accezioni, entro un eclettismo in piena corrispondenza col nostro contemporaneo, è motivo iconografico di validità assoluta, dove la donna è la musa, eterna figura per antonomasia che si vuole continuare a rappresentare.
Un sottopasso che rivelando un originario “élan vital” merita più di uno sguardo».

SOTTOPASSO CITTÀ DELLE DONNE
Mostra d’arte permanente a cura di Giorgia Cassini
Ideazione e organizzazione: Comune di Varazze
Preview: 8 marzo 2014 ore 11.00 Sala Consiglio Comune di Varazze
Inaugurazione: 8 marzo 2014 ore 12.00 Sottopasso tra viale Nazioni Unite e via Recagno, Varazze

Gli artisti del Sottopasso Città delle Donne:
PAOLO ANSELMO
¬LUCIANA BERTORELLI ¬
BILLI&DAMATO
FRANCA BRIATORE
ERNESTO CANEPA ¬
ARMANDA CIRIO ¬
GIAN GENTA
ROSANNA LA SPESA ¬
ARIANNA LION ¬
MARCELLO MANNUZZA ¬
MANUZ
CATERINA MASSA ¬
ANNA MATOLA
ENRICA NOCETO
TERESA NOTO ¬
ANNA MARIA PACETTI
LAURA PELUFFO
YLLI PLAKA
STEFANO ROMAGNOLI ¬
LAURA SCAPPATURA ¬
SELLERIO&ROBUTTI
SANDRO SORAVIA ¬
FRANCESCA TARTARA ¬
SERGIO ÙNIA
GIULIA VISCOLI

venerdì 21 febbraio 2014

Enrico Lombardi – Esercizi spirituali



 
Organizzata dal Comune di Lugo, Assessorato alla cultura, a cura
di Daniele Serafini (Direttore del Museo Baracca), con la collaborazione di
Angelo Andriuolo-Ars Imago Dei. Catalogo in Galleria con parole e immagini di
Enrico Lombardi e un testo di Francesco Giulio Farachi. Pescherie della
Rocca Estense, Piazza Garibaldi 1-Largo Tricolore, Lugo (Ra). Per info : 0545 38561,
http://www.museobaracca.it, serafinid@comune.lugo.ra.it,www.lombardienrico.it.
da sabato 1 marzo a domenica 23 marzo 2014 – INAUGURAZIONE SABATO 1
MARZO ORE 17.30 – orari: giovedì e venerdì 15.30/18.30 , sabato e domenica
10/12-15/18.30 –
Durante
l’inaugurazione interverranno il Curatore e l’artista sul senso e il merito della
mostra.
In questa nuova personale (22 opere inedite), all’apparenza perfettamente
schizofrenica, l’artista espone opere di due serie parallele che nascono e si
sviluppano contemporaneamente : gli “Esercizi spirituali” – che danno il titolo alla
mostra – e le “Basse maree”. Lo sguardo, negli “Esercizi spirituali”, è come rigirato
dentro, chiuso nello spazio angusto e infinito della meditazione sulle medesime
forme declinate in tutte le loro possibili variazioni: muri, tetti, l’albero, ma
soprattutto la luce e l’ombra come fatti compositivi e tematici. Un linguaggio
asciutto, liturgico, etico, concentrato su sé stesso, avulso da ogni clamore delle
categorie della contemporaneità e dai loro paradigmi, che, come negli esercizi
spirituali di un monaco o di uno yogin, si spoglia di ogni orpello per cercare di
raggiungere l’essenza del fare. Nessuna decorazione dunque, nessun pretesto
illustrativo o narrativo che dir si voglia, solo la nuda forza della pittura che raffigura
il proprio farsi. Nelle “Basse maree”, invece, lo sguardo è come spinto “fuori”, ai
limiti estremi dell’orizzonte, per rievocare figure e metafore già presenti nella
pittura passata dell’artista, come se risorgessero dall’acqua dopo un diluvio. Una ripresa
di coscienza delle “figure” fondamentali del suo percorso. Qui i luoghi sono
aperti e ritmati da spazi larghi, gli oggetti emergono dall’acqua dentro solitudini dal
sapore iconico i cui riferimenti sono indubbiamente nella pittura del ’2/3cento
italiano. Nel Catalogo (bilingue) saranno pubblicate alcune riflessioni dell’artista
sugli aforismi poetici di Renè Char e un testo del critico romano Francesco Giulio
Farachi.

“CARNEVALE in GALLERIA”

Presso la Galleria Spazio40 , in via dell’Arco di San Calisto 40 Roma ,nel cuore del caratteristico Rione Trastevere espongono dal 27 febbraio al 4 marzo 2014 per la Collettiva d’Arte “CARNEVALE in GALLERIA” gli Artisti:
Luigi AMBROSETTI-Alfredo AVAGLIANO-Stefano BAZZOFFI-Valerio BETTA-Gianni BOATTINI-Betti FAILLA-Giancarlo FEDERICO-Enzo FORLETTA-Laura GRISPIGNI-Siriana LAPIETRA-Giacoma LO COCO- Tina Loiodice-Franca Maria PACE-Gianni POLIZZI-Claudia RIVELLI-Maria SERRA/SELVAGGIA-Jole SERRELI-Alessia SEVERI-Gabriella STERZI.
Il tema è libero,come pure le dimensioni dei lavori e le tecniche ; saranno il colore ,la creatività ,lo spirito trasgressivo del carnevale ad essere i protagonisti del nostro “Carnevale in Galleria”.
La sera del vernissage, giovedi 27 febbraio dalle ore 19.00, i musicisti Gianni Polizzi e Massimo Mattulli con i loro Banjo e Sax Soprano suoneranno musiche degli anni 20-30 .

venerdì 14 febbraio 2014

Paolo Anselmo ,Graziano Cecchini e Gian Genta tris d'assi a Montecarlo



Paolo Anselmo ,Graziano Cecchini e Gian Genta
tris d’assi alla
1° Biennale d’arte del Principato di Monaco


Una terna formidabile di artisti di conclamata fama internazionale, campeggia nella programmazione della 1° Biennale d’arte del Principato di Monaco che si terrà nelle sale Bosio e Beaumarchais dell’Hotel de Paris dal 27 febbraio al 3 marzo 2014.
Paolo Anselmo ,Graziano Cecchini e Gian Genta scendono in campo per l’occasione con tre proposte diverse di arte contemporanea forti del ruolo che come sempre li contraddistingue.

Paolo Anselmo, dopo varie esperienze vissute in Francia
torna ad Albissola dove vive e lavora .
Primordiale, archetipo e mnemonico sono alcuni degli aggettivi che Philippe Daverio ha adoperato per definire la sua l’opera in trasmissioni su reti televisive nazionali.
Le sue ceramiche hanno infatti una indiscutibile "presenza mitica" e le "origini ibride" delle sue forme possono lasciare sorpresa e meraviglia all'apparizione dell’elemento ironico, sensuale e fantastico che gli è congeniale.

Graziano Cecchini , L’artista che non ha bisogno di presentazioni è uno dei rifondatori del movimento futurista degli anni 2000 che ha aggiornato con innesti neo-pop, trans-situazionisti, post writers e performer.
E’ stato assessore al nulla nel comune di Salemi con Vittorio Sgarbi ed Oliviero Toscani.
Indimenticabili le sue performances nel 2007 La fontana rossa di Trevi,nel 2008 le palline rosse in piazza di Spagna e tutte le altre negli anni a seguire.

Gian Genta selezionato ben due volte al Padiglione Italia della Biennale di Venezia 2011, Assiduo frequentatore dei circoli e della mitica scuola artistica Albissolese fin dagli anni 60-70 dopo l’esordio alla quadriennale di Roma si configura nel gruppo Nuova Figurazione recuperando elementi gestuali dalla Action Painting.
Vive a stretto contatto con i più grandi nomi dell’arte italiana affascinato dalle differenti qualità di ,Jorn, Lam, Fabbri, Sassu, e Fontana ed altri con cui ha avuto modo di convivere,ragionare e riflettere.

Vernissage venerdi 28 febbraio ore 19,00

Ospiti illustri della cultura e dell’arte : Jean Charles Spina, Patrick Moya, Gerard Argelier , Michel Verdant, Monique Thibaudin, Veronique
Champolion, Florence Cannarelli, Constantin Neacsu, Francesco Chetta, Daniela Malaballa, Mariarosa Belgiovine, Elena Cicchetti,Gianpaolo Curti.

Mail info@biancoscuro.it
info@artexpo-gallery.it

Web www.biancoscuro.it
www.artexpo-gallery.it

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