lunedì 28 aprile 2014


“ASSONANZE” è il nome dato alla personale di Gian Genta che si terrà nel Complesso Monumentale dei Chiostri di Santa Caterina nelle sale dell’oratorio de’ disciplinanti a Finalborgo dal 11 maggio al 22 giugno a cura dell’Assessorato alla cultura del Comune di Finale Ligure.
Gian Genta tenta di intraprendere un percorso originale nel mondo dell’arte contemporanea, assimilando al linguaggio scultoreo il linguaggio pittorico gestuale intimo ed inconscio, con particolari aspetti fotografici che superano il confine, il limite e le mutazioni della quarta dimensione.
Cercando di dimostrare che pur nelle sostanziali differenze espressive esiste nell’arte la possibilità di interpretare qualcosa di diverso Gian Genta individua che non esiste separazione per chi osserva l’uno col tutto, ma, il tutto è connubio che può esistere solo nella quinta dimensione che è quella del “sentire dentro”.
Una ricerca artistica tutta rivolta all’unificazione di uno stato di equilibrio, giocato nelle vibrazioni della forma e della materia che neutralizzano la dualità di percezione bi e tridimensionale del linguaggio artistico come sino ad oggi è stato conosciuto ed interpretato.
Gian Genta si appropria di un’espressione che vanifica la percezione del bello e del brutto, della fotografia o della pittura, della ceramica o della scultura, inquadrando le proprie figure in uno spazio atemporale, ed a cuor leggero, sperimenta l’integrazione con il proprio io consapevole che materia ed illusione, da sole, non gratificano la profondità dello spirito e del livello dell'anima.
Ciò che definisce Gian Genta é ciò che non ci dice, volti confusi, figure femminili in assenza, bocche sofferte che non sanno raccontare, scolpite, dipinte e ritratte nella certezza del silenzio e del sospetto, sconosciute apparenze che sussurrano ed a volte gridano il senso di ritrovo e della perdita.
Un mondo che vale più delle immagini , forme perenni di nostalgia che hanno un nome ed una identità, ma che non rivelano il mistero della loro origine, valore aggiunto alle tele o ceramiche cui appartiene.
In ogni opera c’è un’importante concentrazione di emotività, una misurata economia delle forme e l'intrigante interpretazione della ripetitività e della sinonimia visiva con equivalenze di senso affine per un significato che spiega la differenza tra vedere , guardare e sentire.
Pensare esige immagini e le immagini contengono pensieri così come ogni forma esige struttura per veicolare i sensi.
Le opere di Gian Genta inducono a saper sentire più che a saper vedere.........
le sue "ASSONANZE" contengono ossidi, contengono errori, contengono smalti e spruzzi di colore, cantonate e speranze, maschere di terra con la disperata voglia di riuscire a comunicare là…… al di là dell’arte.

Ufficio cultura Finale Ligure 019.6890484
www.comunefinaleligure.it
ufficiocultura@comunefinaleligure.it
www.giangenta.it
info@giangenta.it

venerdì 25 aprile 2014

ANIELLO SCOTTO "SANTISSIMA CROCE"

 
 

SANTISSIMA CROCE

ANIELLO SCOTTO

Soprintendenza Speciale per il Polo Museale e per il Patrimonio Storico-Artistico di Napoli.
 
Chiesa San Domenico Maggiore, Napoli
Altare Maggiore
Aprile 2014


venerdì 11 aprile 2014

Percorsi D'Arte

 
Percorsi D'Arte
Inaugurazione: Mercoledì 16 Aprile 2014 alle ore 18.00

Durata: 16 – 23 Aprile 2014

Presso: Galleria Vittoria – Via Margutta, 103 – Tel. 06.36001878
...
A cura di: Tiziana Todi e Tiziano M. Todi

orario galleria: lunedì / venerdì 15,00-19,00 - fuori orario su appuntamento

www.galleriavittoria.com - info@galleriavittoria.com



Dipingere è un’avventura meravigliosa. Quando ero piccolo sognavo di dipingere un quadro. Che cosa avrei dato per avere a disposizione tanti colori, pennelli a volontà, tutto il materiale che occorre per diventare un pittore e possedere un cavalletto vero dove sistemare la tela o un blocco di carta per disegnare. Poi sono diventato grande ed ho realizzato il sogno di fare il pittore. Dipingere è una emozione unica che può riempire la giornata e prosegue per tutta la vita, come scoprire un colore nuovo, come cercare di sperimentare piano piano tutte le tecniche per cercare quella più congeniale al tuo momento attuale, andare in giro per gallerie d’arte a visitare le mostre, entrare nei musei ed emozionarti di fronte alle grandi opere, scoprire nuovi pittori e scultori e incontrarli nelle piccole mostre.

Pensiamo ad una giornata da schifo dove hai deciso di dipingere, tu stai mischiando colori per preparare la tavolozza e allora forse non ti accorgi più che il tempo passa e poi si ferma, tu concentratissimo avverti appena delle voci o dei rumori lontani perché non hai più pensiero per la pioggia o per il traffico della giornata. Devi impastare tinte, scegliere il pennello giusto e volare lontano dove il sole è più forte delle nuvole e della pioggia stessa. Ti ritrovi allora con una sensazione di benessere e positività in virtù di un avvenuto reset. Così è la pittura. Un gioco con le sue regole ed una sfida allo stesso tempo, dove sogno e realtà si incontrano.

Claudio Spada
 

sabato 5 aprile 2014

Una mostra racconta due secoli di storia attraverso gli abiti da sera

Museo della moda e delle arti applicate di Gorizia
Gustav Klimt la ritrasse bella e sorridente con indosso il suo abito da sposa, una veste bianca e vaporosa. Ora alcuni abiti da sera della gran dama viennese Margaret Stonborough Wittgenstein sono solo una delle tante meraviglie esposte al Museo della moda e delle arti applicate di Gorizia (Il museo occupa il primo piano delle Case Dornberg e Tasso e comprende anche le sezioni della produzione e lavorazione della seta e quella dei gioielli. Il percorso si snoda tra ambienti che riproducono attività artigianali collegate all'abbigliamento, bottega del calzolaio, del cappellaio e sartoria), che ha riaperto i battenti, completamente rinnovato, lo scorso 2 aprile. Magnifiche le sue grandi sale, ricreate come se si trattasse di scenografie teatrali che ricordano le strade di una città di inizio Novecento, con le vetrine dei boulevard piene di accessori femminili, dai cappellini alle scarpe, fino alla lingerie. I pezzi esposti, che vanno dal Settecento agli anni Venti del Novecento, sono tutti abiti da sera, perché il filo conduttore dell'allestimento è l'ornamento scintillante che racconta la storia della belle époque attraverso gli abiti femminili. Un punto di vista privilegiato, che consente al visitatore di immergersi nella vita e nell'atmosfera di quegli anni di cui questi vestiti sono una testimonianza elegante e raffinata. Anche attraverso una sala multimediale che permette l'accesso a un ricco repertorio di fotografie e video.

giovedì 3 aprile 2014

Viola Di Massimo apre il suo studio per la giornata dal titolo: "L'opera d'arte, sei Tu"

Viola Di Massimo apre il suo studio per la giornata dal titolo: "L'opera d'arte, sei Tu"


Trovarsi nel luogo dove un autore crea è sempre emozionante ma lo è soprattutto per Viola Di Massimo che nel suo studio ha reso reale ogni elemento dopo averlo dipinto (collane, cappelli, sedie, tavoli, pavimenti, tende rosse...), perché convinta che lo spettatore si debba sentir catturato da un mondo nuovo camminandoci dentro, un mondo nato da una mente diversa. E' proprio per questo motivo che il suo studio, le esposizioni, le sue performance teatrali ed i video, sono opere in movimento, in cui lo spettatore diviene anche solo per poco, opera d'arte. (da: "Autobiografia di un pensiero fisso, dall'opera alla poetica")

"Lo spettatore è già un'opera d'arte, nessuno è uguale all'altro né per carattere né per fisicità o movenze. Per quanto noi artisti ci sforziamo di non somigliare ad altri nelle nostre creazioni, l'unico vero modo per essere unici è nel far divenire la nostra arte uguale a noi stessi, uguale alla nostra essenza, solo in questo modo potrà essere davvero unica."
Questo è ciò che Viola Di Massimo afferma e sarà felice di "onorare" questa diversità, unicità, ricchezza, accogliendo chiunque lo desideri nel suo studio in Via R. Morandi a Roma domenica 13 aprile 2014 dalle 16.00 alle 23.00.
per informazioni: www.violadimassimo.com - appuntamentoinstudio@violadimassimo.com - info@violadimassimo.com

martedì 1 aprile 2014

Lea Maberti De angelis - Ricordo D'Artista


Lea Maberti De Angelis è nata a Roma nel 1928. Ha studiato modellato e incisione alla Scuola d'arte del Bucchero e alla Scuola della medaglia della Zecca. Si dedica al disegno e alla pittura, ma la sua preferenza va essenzialmente alla manipolazione della creta. Ha insegnato anche in varie Associazioni di Roma, modellazione. Per la Parrocchia di Santa Monica Ostia Lido Roma ha realizzato le formelle con la vita di S. Monica. Ha insegnato scultura presso la Coop. Mar dei Coralli e per L'Associazione Nuova Armonia.

La scultura di Lea De Angelis si scrolla di dosso le parole di chi volesse definirla con qualche formula di circostanza tratta dal repertorio della storia dell'arte. Proprio come nel caso della persona Lea, dopo qualche frase, se non si giunge al punto, sembra quasi di sentire la sua voce che incita: "Adesso lasciamo stare le chiacchiere e parliamo davvero".

Cosa dire, infatti, di forme che parlano effettivamente da sole? I titoli lo confermano: si toccano sentimenti che sono eterni, universali, che ciascuno ha provato. Anche quei corpi umani sono i nostri corpi, siamo noi. Sono giovani, hanno bellezza ma siamo comunque noi anzi, proprio perché hanno bellezza e vigore, li riconosciamo come la più intima essenza di noi stessi, quella che non si degrada come le cose materiali, che è fatta per la vita.

Lea si è fatta da sola, (come si direbbe di un imprenditore). Si è scelta la sua strada, l'ha difesa e l'arte l'ha fatta libera di stare da pari a pari di fronte a chiunque (e bisogna considerare che nella Roma di cinquant'anni fa una donna-artista era veramente un personaggio insolito).

Oggi Lea si presenta al pubblico con cose nuove e cose già esposte nel recente passato. La continuità è quella che si addice a chi non può essere che sé stessa.

Il corpo umano, femminile spesso, è tutto ciò di cui l'artista (ma potremmo anche dire la scultura in genere) ha bisogno per mettere in opera il suo "incanto". Con un gioco di parole si potrebbe veramente dire che questo delle forme umane è un canto nel senso che tanto il cantare dista dalla semplice parlata quotidiana quanto l'arte di Lea rivela di quanta armonia è capace questa nostra veste corporea. Viene a mente che, al di là della sua funzionalità, il corpo umano sia veramente uno strumento, una sorgente di bellezza, poesia di carne.

Le figure della scultrice sono a volte in reciproca relazione: la coppia si atteggia secondo le attitudini fondamentali della vita in comune. La Tenerezza (che sovverte la gravità del corpo), la sensualità del Bacio, quella dell'intesa inebriante che si crea della Danza o, addirittura, la smisurata prospettiva della Vita stessa (cito titoli di sue sculture).

Se è la figura femminile ad essere rappresentata in solitaria posa, Lea si concede uno scavo interiore, un diario (il suo, forse): la Noia, il Sogno, la Rabbia. Forse qui la figura del partner è presente pur nella mancanza fisica, come rapporto di nostalgia, desiderio o perdita. Per restare in tema, anche il canto degli uccelli si rivolge ad un'assenza, un vuoto che si fa slancio.

La forma maschile invece ha, nella scultura di Lea De Angelis, qualche spunto drammatico in più e, quando mette in scena la solitudine, non sembra tanto esprimere delusione dell'uomo per il mancato amore ma un tormentato dialogo con la vita stessa, le sue promesse e le delusioni. Qui, sottotraccia, sembra che Lea voglia ammonire: noi donne sappiamo meglio riconoscere dove sia la vita e la felicità, anche quando ci sfugge, mentre voi uomini, persi dietro chimere esistenziali, potere mancare di accorgervi del vero bene che avere accanto. Ecco, allora, che si contempla la Sconfitta ma anche il suo contrario, l'Ideale, forse reciproche facce di una moneta tanto cercata.

Lea ha molto da insegnarci. Le sue ottanta e passa Primavere non sono state perse e, come quelle sue erbe messe sotto spirito che distillano un liquorino da lasciare a bocca aperta, anche la sua amicizia impone di fare piazza pulita da ogni ingorgo di stupide complicazioni: la vita è una, corre e si spende anche per chi è avaro di sé, offre doni che possiamo non riconoscere nel loro valore (forse perché male incartati).

Bisognerebbe anche parlare della qualità dei suoi lavori, soprattutto per l'istintiva sapienza della forma umana che sembra infallibile ma le lodi è bene che siano un atto spontaneo degli spettatori di fronte a queste sculture, distillato d'umanità.

Testo critico di Gianluca Tedaldi, Storico dell'Arte.

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