giovedì 6 febbraio 2025

Mario Raciti: l’artista che dipinge il vento e i sogni

 


Mario Raciti
, artista milanese classe 1934, è una delle figure più originali e affascinanti nel panorama dell'arte contemporanea. La sua pittura, libera, leggera e senza schemi predefiniti, è da sempre un viaggio nel mondo dei sogni, delle visioni e delle emozioni più intime. Non facilmente catalogabile in uno specifico movimento artistico, Raciti ha fatto della sua ricerca interiore il motore del suo fare creativo. La sua opera è una costante riflessione sul confine tra realtà e irrealtà, un'esplorazione che si nutre di una tensione lirica e onirica.

La vita e la scelta della pittura

Nato a Milano nel 1934, Mario Raciti si laurea in legge, ma ben presto si rende conto che quella non è la sua strada. Dopo pochi anni di lavoro in uno studio legale, abbandona la toga e decide di dedicarsi completamente alla pittura. Questa scelta, seppur radicale, è stata quella che lo ha definito come artista, segnando l'inizio di una carriera straordinaria, in cui il concetto di “arte” è diventato per lui una ricerca di libertà espressiva.

Sin da subito, Raciti ha cercato di superare le etichette artistiche tradizionali. La sua pittura non è astratta, non è surrealista, e neppure naturalistica. Piuttosto, è un'esplorazione senza frontiere, che sfida ogni tentativo di definizione e incasellamento. Come ha dichiarato lo stesso Raciti, la sua pittura non si limita a rappresentare oggetti o paesaggi, ma si propone di catturare l'essenza di ciò che non può essere visto, come l'alitare delle ali di un uccello che batte nel vento.

La poetica di Raciti: lirismo e visioni

Le opere di Mario Raciti sono un mix unico di lirismo, visione e poesia. I suoi quadri fluttuano tra realtà e sogno, tra ciò che è tangibile e ciò che è evanescente. I tracciati filiformi e sinuosi che caratterizzano la sua pittura evocano la leggerezza del vento, il movimento delle ali, la vibrazione dell'aria che si fa visibile attraverso il segno. In quest'ottica, Raciti stesso ha spiegato il suo approccio artistico con una dichiarazione emblematicamente poetica: “Più che dipingere facce e ali, mi piacerebbe dipingere l’alitare delle ali, cioè il vento dello sbattere delle ali.”

La sua ricerca non è concettuale, ma esprime un profondo attaccamento all'immagine come espressione di un sogno. Le sue opere sono attraversate da tensioni emotive e spirituali, che trascendono la rappresentazione della realtà quotidiana per immergersi in un mondo di visioni paradisiache e immaginari giardini edenici, dove il flusso della natura si mescola con l'intima percezione dell'artista.

“Ricordi dell’Eden” a Conegliano: una mostra onirica

Uno dei momenti più significativi della carriera di Raciti negli ultimi anni è rappresentato dalla mostra “Ricordi dell’Eden”, organizzata dalla Oltrearte Galleria Contemporanea di Conegliano. Questo evento è una vera e propria celebrazione dell'artista, che con la sua pittura ha reso omaggio alla bellezza onirica e sfuggente dell'Eden. La mostra, incentrata su un ciclo di opere realizzate negli anni Sessanta, ha messo in luce il lato più visionario e lirico del suo lavoro, attraverso una selezione di tele che esplorano il concetto di giardino immaginario, sensuale e paradisiaco.

Le opere esposte a Conegliano raccontano di un mondo lontano dalle tensioni quotidiane, dove il gesto artistico si fa libero, spontaneo e, al contempo, carico di emozioni profonde. Il tratto “asciutto” di Raciti, come lo definisce il critico Luca Piero Nicoletti, si sviluppa in un gioco di linee sottili e colori intensi, dove l'inchiostro, il pennello e il segno a matita si combinano per creare una dimensione spaziale sospesa, come un sogno che si schiude sotto gli occhi dell'osservatore.

La ricerca interiore e il simbolismo di raciti

Mario Raciti ha sempre voluto che la sua pittura fosse il risultato di una ricerca interiore, più che di un esercizio tecnico o di una rappresentazione della realtà. Il suo lavoro non cerca di spiegare, ma di evocare, di lasciare che le emozioni fluiscano liberamente sulla tela. La sua arte non è mai stata univoca o didascalica, ma ha voluto sempre riflettere la complessità del mondo interiore, il movimento tra diversi strati di realtà, sogno e fantasia.

In questo senso, le opere degli anni Sessanta, come quelle che compongono la mostra “Ricordi dell’Eden”, si fanno portatrici di un simbolismo in divenire, dove il colore e la forma si fondono in un linguaggio che ha più a che fare con la sensibilità che con la razionalità. È una pittura che parla direttamente all’anima, un linguaggio che va oltre la logica e che trova nella visione, nel sogno e nell’emozione la sua espressione più autentica.

Un'arte senza tempo

Mario Raciti, con la sua pittura che dà colore al vento, ha saputo creare un linguaggio unico e inconfondibile, lontano da schemi e classificazioni. La sua opera continua a vivere come una ricerca incessante di libertà espressiva, di leggiadria e poesia, e la mostra di Conegliano ne è un chiaro esempio. Attraverso il suo lavoro, Raciti invita l'osservatore a entrare in un mondo in cui l'immagine si fa sensibile e pura, un mondo dove la realtà si fonde con il sogno e l'immaginazione diventa il vero motore della creazione artistica.

Se l’arte di Raciti ha qualcosa da dire, è che il vero senso della pittura non risiede nel tentativo di spiegare il mondo, ma nell’esplorazione della sua essenza più nascosta, quella che si rivela solo quando si smette di cercarla e si comincia a guardare con occhi liberi.

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