venerdì 14 marzo 2008

Babylone: al Louvre 5 millenni di storia della più ammirata città d'Oriente!


Il Louvre resuscita il mito di Babilonia, il cui nome rinvia alla Torre di Babele, ai giardini pensili, al rè Hammurabi, che la fondò nel XVIII secolo a.C. e fu reso celebre dal suo codice di leggi, al temibile rè assiro Nabucodonosor, che ispirò il "Nabucco" di Giuseppe Verdi. Il museo parigino ha deciso di ripercorrere in una mostra un lasso di tempo lungo cinque millenni per ridare voce a una città di volta in volta ammirata e maledetta, culla della civiltà, ricovero del diavolo o grande prostituta. E lo fa attraverso circa quattrocento opere provenienti dai principali musei del mondo, con pezzi forti come il famoso dipinto "La piccola torre di Babele" di Bruegel, uscito per la
prima volta dal Museo Boijmans-van Beuningen di Rotterdam.

La mostra, dal semplice titolo "Babylone", al via oggi, si chiuderà il 2 giugno per volare poi al Pergamon Museum di Berlino e al British Museum di Londra. I sovrintendenti del Louvre, Beatrice Andrè-Salvini e Sebastien Allard, l'hanno divisa in 3 sezioni - a) la città storica, b) la sua fortuna critica, c) la sua riscoperta - e rivendicano un approccio storico che trae sostegno dagli scavi tedeschi del 1899, ai quali l'inizio della prima guerra mondiale aveva poi messo fine. Quegli scavi portarono alla luce il segreto della Torre di Babele, che esistette in realtà come "ziggurrat", ovvero una torre quadrata, a piani, alta 90 metri (il museo ne espone un modellino in miniatura). Ma oggi non resta quasi più nulla di Babilonia: il sito di Teli Babil si trova nell'attuale Iraq in guerra.

"Impossibile contare le opere scomparse - ha precisato la curatrice della mostra Andrè-Salvini ai giornalisti - molte sono state rovinate o sono conservate in condizioni pessime. Senza dubbio la guerra ha cambiato inesorabilmente la morfologia del sito". Questa del Louvre è comunque la prima mostra che vanta di ricostruire le origini e ripercorrere la storia, di fasti e di rovesci, della mitica città.

Apre la mostra proprio la stele alta due metri dove è inciso il corpus di leggi del rè Hammurabi. Sfilano poi una statuetta del demone Pazuzu, una terracotta della "Regina della notte" - dea alata dalle zampe di rapace - uno scettro di onice, i bassorilievi del drago di Marduk che ornavano la Porta di Ishtar. Questo per gli anni di Babilonia, capitale erudita e invidiata del Medio Oriente antico. Ma la bella sull'Eufrate fu anche la città in fiamme delle miniature e delle icone medievali. Il fascino della rassegna sta proprio nel voler mostrare questo duplice volto del mito.

Un'ampia sezione è dedicata alle diverse rappresentazioni della Torre di Babele, luogo di smoderato orgoglio umano nella Bibbia, opera eccezionale dell'uomo nel Rinascimento. Una carreggiata di dipinti e litografìe la mettono in scena, tonda se ispirata al Colosseo,
elicoidale se ispirata all'arte islamica, baroccheggiante o quadrangolare sulla base dei primi racconti di Pietro della Valle.

Tra le altre opere in mostra, gli oli di John Martin e una tela arrivata da Boston dove il Guercino ha dipinto la leggendaria regina Semiramide mentre riceve la notizia della rivolta di Babilonia. In chiusura, le immagini della torre in fiamme del film "Intolerance" di David Wark Griffith, capolavoro del muto del 1916. Articolo a cura di Giorgia L. Borghese

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