lunedì 19 novembre 2007

Quartieri Spagnoli


Non tocca, infatti, documentare, come al Migliaro, alla Rameri: piuttosto interpretare. L’Autrice delle incisioni sul tema dei Quartieri Spagnoli, infatti, non è chiamata, come il Migliaro, a rendere una testimonianza visiva di una realtà che è prossima a scomparire sotto il piccone demolitore del ‘risanamento’, ma desidera ella, piuttosto, dar vita ad una presa di coscienza dell’esistente in vista d’una sua riqualificazione morale, sociale ed ambientale.
Occorre, insomma, spostare l’asse esegetico dall’ambito del merito a quello del metodo e suggerire l’exemplum migliariano solo in tale seconda prospettiva, consapevoli che alla dimensione ‘di cronaca’ di Migliaro, la Rameri sostituisce un’opzione ‘di contenuto’.
Emergono gli aspetti critici del dato realistico dei Quartieri Spagnoli e, con essi, anche le potenzialità umane e sociali che vi sono radicate e che pervicacemente s’annidano.
D’altra parte, che l’opera della Rameri potesse volgersi con proficua duttilità ad un’impresa di grande profilo contenutistico era dato che era possibile scorgere, in nuce, già in altri momenti della sua attività creativa. Rosario Pinto
Dalla critica goyesca di una Spagna corrotta e decadente… alla modernità delle ombre squarciate da pochi raggi di luce nei “Quartieri Spagnoli” della Rameri. Già sarebbe di un certo interesse fare una valutazione, con questo suo procedere tecnico, a mezzo fra la tentazione del pittoricismo e l’esigenza del segno: il tempo corrode ed incide i “Quartieri” ed essi restano lì, fermi, testimonianza fuori dal tempo del passare del tempo.Aniello Scotto

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