martedì 16 ottobre 2007

Romanzo di formazione Zel Ebrity 133


Zel Ebrity 133

Ciclo: Indagine su un artista al di sopra di ogni sospetto
A cura di L. Argentino

Inaugurazione Lunedì 22 ottobre alle ore 19.00.
La mostra resterà aperta fino al 7 novembre 2007, lunedì, mercoledì e venerdì dalle 17.00 alle 19.00
Per ulteriori info: telefonare al Circolo nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì dalle 17 alle 19.

Gesto e poesia. La pesantezza del supporto combusto, bruciato e accartocciato, e la leggerezza di un fiore, la delicata secca fragilità di una foglia e la forza di una pennellata istintuale. E’ dentro questa griglia ossimorica che si colloca la pittura di Samuele Maiellaro, che da tempo ormai si firma Zel Ebrity 133. Rivedere il suo percorso è seguire una crescita, le tappe della sua pittura potrebbero essere le tappe di un romanzo di formazione: le prime prove sono quelle di un ragazzo che fa graffiti e ripete all’infinito il proprio nome, la propria sigla. Presto questa fase di onanismo artistico si evolve e la scrittura diventa un’occasione per organizzare lo spazio della tela. Le lettere si animano, diventano veri e propri soggetti, trascendono sé stesse, perdono il loro suono per acquisirne un altro. Oggi, che le lettere non vengono più dipinte, ma prese a prestito già in forma di parola e di messaggio, la firma non scompare, e neppure il numero che della firma fa parte: le tele ancora traboccano di 1 e di 3. Ma si tratta ora di presenze, talvolta più marcate, talvolta più timide. Quella firma a caratteri tipografici è oggi una comparsata alla Hitchcock, un cammeo. Non è ripetendo il proprio nome che Zel Ebrity sta cercando la sua strada. Lo sta piuttosto facendo muovendosi nel solco dell’astrazione e dell’ampia gamma sintattica della gestualità aniconica. Una gestualità che usa il colore – rosso e nero, bianco e oro – caricandolo di significati simbolici e timbrici, e la materia, con tele piegate e arcuate, tele bruciate, bucate, mescolate a carte, giornali, scarti e reperti. Ogni quadro è una sorta di summa di quanto c’è di caduco al mondo: notizie, slogan, inviti, deperibili come foglie e fiori e arbusti, effimeri e dimenticabili, finché qualcuno non li mette dentro un quadro. E il mettere non è mai a caso, ma è sempre organizzato all’interno di un’impalcatura cruciforme, che sorregge compositivamente il dipinto: l’asse verticale e quello orizzontale sono ben visibili, nonostante il colore ora magmatico, ora rarefatto in goccia, nonostante il progressivo sommarsi delle textures e il lacerarsi di una per fare spazio all’altra. E verticale e orizzontale rimandano all’ossimoro da cui si era partiti e a un’altra categoria di opposti: maschile e femminile, che qui sembrano cercare equilibrio. Perché se sono maschili le campiture tirate come sciabolate, è femminile la grazia degli inserti floreali, lasciati lì come una dedica, un ricordo messo a seccare tra le pagine di un libro. E il libro più letto da questo ragazzo è il grande romanzo della strada. Dove i fiori più belli sono quelli che nascono dall’asfalto.
Cinzia Bollino Bossi

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