mercoledì 17 ottobre 2007

Massimo Brazzini e la sua mostra personale dal gusto retro'

La chiave per comprendere l’opera di Massimo Brazzini è in un suo video usato a guisa di curriculum. Niente può spiegare, motivare e contestualizzare l’allestimento scelto per questa mostra quanto quella manciata di minuti. Lì la prende alla lontana, Brazzini. Tira in ballo i Beatles e i Rolling Stones, Jerry Lewis, i russi in lancio verso la Luna e i discorsi del Papa. Perché quello c’era nel ’65, quando è nato lui. Quando il massimo dell’esotismo era andare oltre Gaggiolo a fare il pieno di benzina sigarette e cioccolato e ricevere un segnale diverso da quello della Rai. Quando le puntine arrancavano saltando tra i solchi dei dischi in vinile, e il cinema si godeva ancora al cinema. Quel video è una sorta di Amarcord prealpino, dove, giunti al capitolo pittura, con le note di Jarrett che rimbalzano occhi e cuore tra Pollock e Rothko, leggiamo la frase chiarificatrice: “e provai di tutto, con tutto”. Ovvio che a uno così i punti fermi possono anche stare un po’ antipatici. Uno come Brazzini non è tipo da punto e a capo, ma neanche da punto e basta. Mette punti e virgola e due punti; spiega o cambia argomento, ma sempre nell’ambito della stessa frase. Che è poi questa voglia vorace e ingorda di andare oltre, di non bastarsi. E fa niente che a furia di aggiungere si cambia accento, si cambia stile, e magari chi guarda ha perso le tracce del punto di partenza. Brazzini non le perde, non corre questo rischio. Il suo fare pittura non ha mai rinunciato definitivamente alla figurazione, pur contaminandola con un segno metropolitano, da graffito, pur accentuando facce, corpi, campiture e pennellate con sferzate quasi caricaturali, fumettistiche. Brazzini da sempre fagocita immagini e suoni per cercare una risposta alle domande. E la domanda che si fa ora è: esiste una tela grande come uno sguardo? Esiste una tela capace di essere guardata, ma anche ascoltata, percepita, vissuta con tutto il corpo, non solo con gli occhi? I nostri sensi, sempre sollecitati, hanno bisogno di qualcosa di grande e ampio che li contenga, così come la nostra memoria ha bisogno di ricordi collettivi per legittimarsi. Rifiutare il limite di un allestimento fatto di diligenti distanze tra un quadro incorniciato e l’altro e provare a riempire di tele fin dove è possibile, significa tentare una risposta moderna all’aulicità degli affreschi. Significa replicare con gesti, forme, violenze cromatiche e sberleffi pittorici all’ovattata, claustrale, silente e colta decorazione parietale. Il tutto con una buona dose di ironico istrionismo attoriale, e di viscerale e ludico amore per la pittura, che posticiperà di un altro po’ il punto fermo. C’è ancora tanto da provare…

Info mostra

Inaugurazione Lunedì 22 ottobre alle ore 18.00 presso il Circolo Culturale Bertolt Brecht di Milano Tel. +39 3312995313
La mostra resterà aperta fino al 7 novembre 2007, lunedì, mercoledì e venerdì dalle 17.00 alle 19.00

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