mercoledì 10 marzo 2010

LOCUS AMOENUS, ANA KAPOR e VLADIMIR PAJEVIC



Locus Amoenus
Dipinti di ANA KAPOR e VLADIMIR PAJEVIC

Testo di presentazione a cura di
Rosaria Fabrizio

Dal 27 Marzo al 6 Maggio 2010
From March 27 until May 6, 2010

Vernissage Sabato 27 Marzo 2010 dalle ore 18.00

GALLERIA FORNI
Via Farini, n° 26 BOLOGNA
www.galleriaforni.it

Orari di apertura
9,30-13,00 e 16,00-19,30
chiuso lunedì e festivi

Ingresso libero

la nuova monografia e altre pubblicazioni sull'autore saranno disponibili al
FORNIBOOKSHOP

Ana Kapor e Vladimir Pajevic, entrambi originari di Belgrado ma italiani d'adozione - da qualche tempo hanno ottenuto la cittadinanza italiana - vivono a Roma ormai da molti anni.
Quarantacinque anni lei e poco più di sessanta lui, sono sposati da tempo ed il loro legame non solo ha origine nel matrimonio ma anche in una profonda passione per la pittura che è divenuta per entrambi una professione. Formatisi all'Accademia di Belle Arti - lei a Roma e lui a Belgrado - sono cultori della “buona tecnica” e saldamente legati alla pittura figurativa.

Espongono spesso insieme, l'ultima mostra in ordine di tempo è la grande antologica del 2008 al Museo Panorama di Bad Frankenhausen in Germania, con 140 opere in esposizione a rappresentare gli ultimi 20 anni della loro attività.

In questa occasione saranno invece una quarantina i lavori - tutti inediti - che usciranno dal loro studio per essere esposti alla Galleria Forni e dare vita ad un progetto a lungo meditato e che più di ogni altro esprime l'indiscussa carica visionaria che i due autori inequivocabilmente condividono. Locus amoenus, questo il titolo della mostra, vuole indicare un luogo magico, in bilico tra sogno e realtà, immerso in una natura avvolgente, misteriosa eppure rassicurante, capace di acquietare l'animo ed allietare lo sguardo, un'oasi di serena bellezza che da sempre Ana e Vladimir inseguono e narrano con i loro lavori.
Nonostante le numerose affinità, emergono però evidenti due percorsi ben distinti, così come distinte saranno le due sezioni in cui si articolerà l'esposizione: i magici giardini, i boschi incantati e le misteriose foreste di Pajevic da un lato e le ampie vedute di orizzonti lontani, specchi d'acqua ed atmosfere ancestrali di Ana Kapor dall'altro.


Ana e Vladimir dipingono insieme, condividendo lo stesso studio anche se i loro cavalletti sono posizionati l’uno di spalle all’altro, da qui, il titolo del testo di Franco Basile “Il mistero di spalle” che diede a sua volta il titolo alla mostra ospitata nel 2004 dalla Galleria Forni. Ne riportiamo uno stralcio:
(…) Ana e Vladimir lavorano nello stesso atelier, ma di spalle. L’una non vuol sapere dell’altro, e viceversa, quasi a ribadire un’accesa autonomia formale. In effetti, anche se lavorano assieme da anni, non si può dire che vi siano contaminazioni linguistiche nel loro operare. (…)
Sempre di spalle, Ana e Vladimir svolgono i loro racconti. E’ come se si scrivessero accennando alla malinconia che pervade molti passi dell’esistenza. Lui si rifugia nei boschi e lei sull’acqua, Vladimir riflette il proprio animo in paesaggi dalla controllata bellezza, Ana custodisce gli alambicchi dei proprii sogni nelle segrete di un castello e fa di un’isola un gioco che si specchia. Come si può intendere, diversi i loro modi di accostarsi a un tema che ci pare convergente; e dunque polarità affini che si congiungono nell’osservare cose che nascono da un desiderio, e che con esso finiscono. Oppure, due modi per rendere magica la stessa inquietudine."

Così Ana e Vladimir si descrivono l’un l’altro (testi tratti dal catalogo della mostra del 2004 alla Galleria Forni di Bologna):

Da Vladimir presenta Ana
(…) “E’ affascinata dagli sfondi e dalle architetture che nascondono, forse, il mistero dei tempi passati. Ana non ha voluto distruggere quel sogno. Lei non è mai entrata dentro gli edifici passando per i corridoi misteriosi dei castelli che dipinge, non ha percorso le maestose sale da ballo dove risuona il canto dei menestrelli, non ha mai visitato le polverose ed oscure quinte dove si consumano intrighi, congiure e drammi d’amore. Rimane affascinata soprattutto da quei dannati, misteriosi palazzi che ci danno la possibilità di sognare la loro vita interiore. I suoi quadri sono uno sguardo malinconico della Principessa imprigionata nel proprio castello, che nel cuore del Quattrocento contemplava le colline lontane, i boschi ed il mare, sognando di viaggiare e di fuggire” (…)

Da Ana presenta Vladimir:
(…) “ A volte ho l’impressione che Vladimir stia cercando quel giardino (il giardino dei miracoli: era un mondo di quiete, d’indicibile bellezza e serenità). Talvolta lo trova ma c’è sempre un muro, un cancello rinserrato che lo separa da quel tranquillo e verde universo. Poi, anni fa, la sensazione che il giardino con il portone misterioso fosse nascosto proprio a Roma lo persuase a cercarlo dietro i muri scrostati degli antichi palazzi vestiti d’edera e addormentati in un sogno metafisico. Non ci sono numeri civici a distinguere i suoi cancelli, non ci sono divieti di parcheggio o segnali di senso unico nei muri del suo mondo estemporaneo. I quadri di Vladimir ci raccontano l’eterno sogno di serenità e solitudine, vissuto nell’ombra dell’oleandro”. (…)

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