Trump contro il cinema globale: i dazi e l’opportunità nascosta per l’Italia

Trump e i dazi sul cinema: un nuovo fronte nella guerra culturale

Dazi sul Cinema
Donald Trump torna a far parlare di sé non solo per la sua linea dura sull’economia, ma anche per l’ennesimo affondo culturale: l’introduzione di dazi sulle importazioni cinematografiche. Dopo aver attaccato musei, programmi educativi e fondi pubblici destinati all’arte contemporanea durante il suo primo mandato, oggi alza il tiro verso uno dei comparti culturali più influenti e redditizi al mondo: il cinema.

L’obiettivo dichiarato? Proteggere l’industria cinematografica americana dalle “interferenze straniere” e rilanciare l’orgoglio nazionale. Ma dietro questa politica protezionista si cela una strategia che può alterare radicalmente gli equilibri dell’industria audiovisiva globale.

I dazi come arma culturale: effetti a catena sull'industria globale

Il cinema non è un bene qualsiasi: è un contenuto culturale, portatore di visioni del mondo, linguaggi, estetiche, narrazioni. Tassarne la circolazione non è solo una questione economica, ma anche una forma di filtro ideologico. I dazi minacciano di frammentare ulteriormente un mercato già provato da piattaforme, guerre di streaming e conflitti geopolitici.

A livello globale, una misura simile colpirebbe duramente le cinematografie nazionali che contano sul mercato americano per la distribuzione e la visibilità internazionale. Europa, Asia e Sudamerica rischiano di perdere uno dei più grandi sbocchi commerciali per i loro prodotti culturali. In termini numerici, gli incassi internazionali rappresentano in media il 50-70% dei guadagni totali di un film, e gli Stati Uniti sono tra i principali poli di distribuzione.

L’Europa sotto attacco: impatto e reazioni

L’Unione Europea ha già espresso preoccupazione per la possibile violazione delle regole WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio), sottolineando come una misura del genere rappresenti una distorsione del libero mercato. Nonostante i singoli Stati membri possano reagire con controdazi, l’impatto sul comparto audiovisivo europeo sarebbe significativo, soprattutto per paesi con produzioni di nicchia o minoritarie.

Le coproduzioni internazionali, che spesso permettono a piccole cinematografie di accedere a fondi e circuiti più ampi, sarebbero tra le prime a soffrire. I film europei, spesso già penalizzati rispetto ai blockbuster hollywoodiani in termini di promozione e distribuzione, rischiano di diventare ancor meno appetibili per i distributori americani.

L’Italia tra sfida e opportunità

Per l’Italia, tuttavia, il dazio di Trump potrebbe rivelarsi un pungolo benefico. Il nostro cinema è da anni in una fase di oscillazione qualitativa: accanto a opere acclamate dalla critica internazionale (come C’è ancora domani o Parthenope), convivono produzioni mediocri, pensate più per la televisione che per le sale.

Introdurre una forma di concorrenza culturale più marcata – come accadrebbe con i dazi – obbligherebbe il comparto a alzare l’asticella della qualità. Se un prodotto italiano vuole imporsi su un mercato protetto e costoso come quello statunitense, dovrà essere all’altezza. E questo, paradossalmente, potrebbe stimolare una nuova stagione di rinascita creativa.

Più qualità, più pubblico

Un’industria cinematografica nazionale che produce film migliori non solo riesce a superare barriere tariffarie, ma attira anche più pubblico interno. Il consumatore italiano, libero da dazi e obblighi, sceglie cosa vedere in base a un criterio semplice: la qualità percepita.

Nel 2024, ad esempio, nonostante il dominio di Inside Out 2, tra i dieci film più visti in Italia figuravano anche opere come Povere Creature e Diamanti, a dimostrazione che quando si investe bene, il pubblico risponde.

Se l’Italia cogliesse l’occasione per investire su sceneggiature solide, regie visionarie e produzioni ben curate, potrebbe diventare più indipendente dalle dinamiche distributive americane e rafforzare il proprio mercato domestico.

I dazi come catalizzatore di riforme strutturali

Il dazio può dunque essere visto come un “shock positivo” per l’industria italiana, spingendola ad affrontare le sue debolezze strutturali: scarsa internazionalizzazione, dipendenza dai fondi pubblici, eccessivo legame con la televisione generalista. Una strategia nazionale condivisa potrebbe includere:

  • Fondi per l’export cinematografico

  • Supporto alla distribuzione nei mercati extra-europei

  • Incentivi fiscali per le coproduzioni internazionali

  • Formazione e valorizzazione dei nuovi autori

  • Politiche di attrazione dei talenti italiani all’estero

Trump e l’arte: un attacco sistemico

Il dazio sul cinema non è un fulmine a ciel sereno. Durante il suo primo mandato, Trump ha tagliato drasticamente i finanziamenti al National Endowment for the Arts, ha ridotto il sostegno pubblico ai musei, e ha criticato apertamente opere d’arte ritenute "anti-americane" o "troppo progressiste". L’arte, nella visione trumpiana, deve essere utilitaristica, identitaria e controllata.

L’industria culturale diventa così terreno di battaglia politica, specchio delle tensioni tra globalismo e nazionalismo, apertura e chiusura, libertà espressiva e controllo ideologico.

I dazi sul cinema proposti da Trump sono una minaccia concreta all’equilibrio del sistema culturale globale, ma possono anche rappresentare un’occasione di rilancio per i paesi capaci di rispondere con intelligenza strategica.

Per l’Italia, il futuro del cinema potrebbe non dipendere solo dalle sale o dallo streaming, ma dalla capacità di trasformare un attacco in una sfida da vincere. Come spesso accade nella storia culturale del nostro Paese, è nei momenti di crisi che si rivelano le vere potenzialità creative.

Per approfondire: LA GUERRA DEI DAZI– Come USA e Cina stanno cambiando il mondo di Antonio Marano

Per chi desidera comprendere meglio il contesto geopolitico ed economico in cui si inserisce la politica dei dazi voluta da Trump — incluso il recente affondo contro l’industria cinematografica — è altamente consigliata la lettura del libro LA GUERRA DEI DAZI – Come USA e Cina stanno cambiando il mondo di Antonio Marano, disponibile su Amazon.

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