L’arte come memoria e testimonianza
"Al di là delle contingenze materiali, la libertà è una condizione interna che, come insegnano i detenuti, si può trovare anche in gesti apparentemente piccoli ma carichi di significato". Con queste parole, Mariana Ferratto (Roma, 1979) sintetizza il cuore della sua mostra, frutto di una lunga ricerca che ha preso forma nell'ambito del progetto Memoria de la Materia, sostenuto dall'Italian Council. Dopo un percorso che l'ha portata all'estero e poi in residenza presso il MAD – Murate Art District di Firenze, l'artista porta ora il suo lavoro a Roma, offrendo una riflessione profonda sulla detenzione politica e sulle strategie creative di resistenza.
Arte, libertà e valore culturale
Il progetto di Ferratto affonda le sue radici non solo in un’analisi sociale e antropologica, ma anche nella sua stessa storia familiare. Figlia di esuli argentini sopravvissuti alla dittatura di Videla, l’artista ha costruito un percorso espositivo che è anche un viaggio intimo e personale. Attraverso il contatto diretto con ex prigionieri politici, Ferratto ha raccolto testimonianze e oggetti che raccontano la volontà di comunicare e di mantenere viva la propria identità nonostante la reclusione. La mostra rappresenta un'importante occasione di riflessione per chi è interessato all’arte come investimento, alla cultura contemporanea e alle dinamiche sociali legate alla libertà d'espressione.
La libertà nell’atto di comunicare
La mostra si sviluppa attorno al concetto di comunicazione come forma di resistenza. Tra le opere esposte spicca L’abbecedario del linguaggio, un video e una performance in cui l’artista apprende dal padre il Tumbero, il linguaggio gestuale utilizzato dai prigionieri politici per comunicare in carcere.
Segue poi Archivio dei segni, una serie di opere che rievocano il lavoro minuzioso e ingegnoso dei detenuti: minuscoli oggetti realizzati con materiali di recupero, come ossa del rancio, fili sfilati dagli asciugamani e monetine. Ferratto li raccoglie e li espone come fossero reperti archeologici, testimoniando la capacità umana di creare anche nelle condizioni più avverse.
Un altro elemento centrale dell'esposizione è l’installazione video che trasforma ex detenuti in moderni youtuber, impegnati in tutorial in cui mostrano come realizzare i loro piccoli manufatti. Un modo per restituire voce a chi ha vissuto l’esperienza della prigionia e per trasmettere il valore della memoria. Questa dimensione interattiva della mostra la rende un’esperienza coinvolgente anche per chi desidera scoprire nuovi linguaggi artistici e il valore dell’arte contemporanea come forma di narrazione storica.
Il colore come metafora della libertà
Nel percorso espositivo trova spazio anche Dentro Fuori, una serie di collage fotografici che raccontano l’ex carcere delle Murate. Qui Ferratto sovrappone immagini identiche ma in versioni diverse: una in bianco e nero, simbolo della prigionia; l’altra a colori, rappresentazione della vita e della libertà. Un contrasto visivo che enfatizza il passaggio dalla reclusione alla riconquista di sé.
Al piano inferiore, con la serie Affiorare, la mostra si concentra sulla comunicazione diretta tra detenute, attraverso installazioni sonore in ceramica a forma di fiori che trasmettono testimonianze di prigionia e resistenza. Queste voci provengono dalla raccolta Memorie Buie e raccontano gli stratagemmi utilizzati per mantenere vivo il dialogo nonostante le restrizioni.
Un viaggio tra parole, memoria e poesia
A chiudere il percorso espositivo è Costellazioni, un’opera che riprende un ingegnoso metodo di comunicazione utilizzato dai prigionieri politici: forare le pagine di un libro per comporre messaggi segreti. Un gesto poetico e clandestino che si ricollega ai versi iniziali della mostra:
Ho un appuntamento pericoloso?
Sì, che loro non lo vengano a sapere
è con la vita…!
Con Libertà Clandestine, Mariana Ferratto costruisce un ponte tra passato e presente, tra memoria e arte, tra resistenza e speranza. Una mostra che invita a riflettere sul valore della libertà e sulla forza della comunicazione, anche nei contesti più difficili. Questo evento rappresenta un'opportunità straordinaria per collezionisti d’arte contemporanea, esperti di investimenti nel settore culturale e per chi è alla ricerca di nuove prospettive artistiche e sociali.
Credit Photo: Eleonora Cerri Pecorella
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