Il mecenatismo dei Della Rovere: potere, arte e spiritualità nell’Italia rinascimentale
Il Rinascimento italiano è considerato uno dei periodi più floridi nella storia dell’arte mondiale. Tra le famiglie che hanno favorito il fiorire di questa stagione artistica e culturale, la famiglia Della Rovere occupa un posto di rilievo. Mecenati colti, pontefici ambiziosi e raffinati promotori di cultura, i Della Rovere utilizzarono l’arte come strumento politico, spirituale e sociale. Questo articolo vuole analizzare ed evidenziare i tratti distintivi del loro mecenatismo e come esso abbia profondamente influenzato lo sviluppo dell’arte italiana dal Quattrocento al Seicento, con un focus su figure chiave come Papa Sisto IV, Papa Giulio II, Domenico Della Rovere e Vittoria Della Rovere.
Le origini della famiglia Della Rovere e la loro ascesa sociale
Originaria di Savona, la famiglia Della Rovere salì alla ribalta nel XV secolo grazie a Francesco Della Rovere, un umile frate francescano che divenne Papa Sisto IV nel 1471. La sua elezione segnò l'inizio dell'ascesa della casata, consolidata pochi decenni dopo dal nipote Giuliano Della Rovere, che divenne Papa Giulio II nel 1503. L’utilizzo sapiente delle cariche ecclesiastiche e dei legami familiari consentì ai Della Rovere di accumulare immense ricchezze e potere, utilizzati per finanziare straordinarie opere d'arte e architettura.
Papa Sisto IV: l’arte come strumento di potere spirituale e familiare
Papa Sisto IV, nato Francesco Della Rovere, è uno dei protagonisti assoluti del mecenatismo papale. Il suo pontificato (1471-1484) fu caratterizzato da una massiccia campagna edilizia che trasformò Roma in un laboratorio del Rinascimento. Il suo progetto più iconico fu la costruzione della Cappella Sistina, oggi celebre per gli affreschi di Michelangelo, ma inizialmente decorata da artisti come Botticelli, Ghirlandaio, Perugino e Pinturicchio.
Sisto IV finanziò inoltre importanti restauri e nuove edificazioni, tra cui il Ponte Sisto sul Tevere e il potenziamento delle infrastrutture vaticane. A Savona, sua città natale, commissionò il celebre Polittico Della Rovere, realizzato da Vincenzo Foppa e Ludovico Brea, che rappresenta un vertice del Rinascimento ligure.
Non da meno fu la sua attenzione verso Santa Maria del Popolo, dove istituì cappelle sepolcrali per la famiglia, legittimando così il potere dinastico attraverso l’arte sacra.
Giulio II: il mecenate guerriero e la nascita della Roma rinascimentale
Giulio II, considerato uno dei più grandi mecenati della storia, è celebre per aver profondamente trasformato l'aspetto culturale e urbano della Roma rinascimentale. Il suo pontificato (1503-1513) segna l'inizio della nuova Basilica di San Pietro, affidata a Donato Bramante, e il consolidamento del Vaticano come centro del potere artistico e spirituale.
Giulio II fu il committente della volta della Cappella Sistina, affidata a Michelangelo Buonarroti tra il 1508 e il 1512, in un'opera che unisce spiritualità e grandezza monumentale. Il pontefice commissionò inoltre a Raffaello Sanzio la decorazione delle Stanze Vaticane, in particolare la "Scuola di Atene", che simboleggia l’ideale rinascimentale della fusione tra cultura classica e autorità cristiana.
Anche in ambito scultoreo, Giulio II affidò a Michelangelo la realizzazione della propria tomba monumentale, da cui nacque la celebre statua del Mosè, oggi conservata a San Pietro in Vincoli.
Il suo mecenatismo fu motivato da un desiderio di autocelebrazione, ma anche dalla volontà di trasformare Roma in una nuova capitale del sapere, dell'arte e della fede.
Domenico Della Rovere: il Rinascimento nel Piemonte sabaudo
Meno noto ma ugualmente significativo è Domenico Della Rovere, cardinale e vescovo di Torino. Egli rappresenta l'espansione geografica del mecenatismo familiare. Fu promotore della costruzione del Duomo di Torino, progettato dall'architetto Meo del Caprina, e contribuì alla diffusione dell'estetica rinascimentale nell'Italia nord-occidentale.
A Vinovo, trasformò il vecchio castello in una sontuosa residenza rinascimentale, impreziosita da cicli pittorici e decorazioni all'avanguardia. Anche a Roma lasciò tracce importanti, come la cappella funeraria nella chiesa di Santa Maria del Popolo, decorata da Pinturicchio, espressione del gusto colto e aggiornato del cardinale.
Vittoria Della Rovere: mecenate colta nella Firenze medicea
Nel XVII secolo, il mecenatismo della casata viene portato avanti da Vittoria Della Rovere, figlia di Federico Ubaldo Della Rovere e moglie di Ferdinando II de’ Medici, granduca di Toscana. La sua figura è cruciale per la storia delle collezioni medicee.
Vittoria portò in dote una straordinaria raccolta d’opere d’arte, tra cui capolavori di Raffaello, Tiziano, Veronese e altri maestri veneti e romani. Contribuì alla creazione del nucleo iniziale delle Gallerie degli Uffizi e arricchì le raccolte di Palazzo Pitti.
Fu anche una promotrice della cultura femminile, sostenendo musiciste e artiste nella corte fiorentina, e partecipò attivamente alla gestione delle collezioni artistiche, segnando una delle prime esperienze documentate di mecenatismo femminile attivo in epoca moderna.
Il lascito artistico dei Della Rovere: un patrimonio italiano
Il contributo dei Della Rovere all’arte italiana è incommensurabile. Dai cicli pittorici vaticani alle architetture liguri e piemontesi, fino alla valorizzazione delle collezioni granducali, questa famiglia ha saputo fare dell’arte non solo uno strumento di autocelebrazione, ma anche un linguaggio universale di bellezza, fede e cultura.
La loro eredità artistica è visibile ancora oggi in alcuni dei più importanti siti culturali d’Italia: la Cappella Sistina, la Basilica di San Pietro, le Stanze Vaticane, il Duomo di Torino, il Polittico Della Rovere a Savona, fino agli Uffizi e a Palazzo Pitti.
Analizzare il mecenatismo dei Della Rovere significa comprendere come il potere, quando illuminato da una visione culturale e spirituale, possa generare opere di valore universale. Il loro esempio dimostra che l'arte, nel Rinascimento come oggi, può essere lo specchio di un'epoca e la base di un'identità collettiva. Per chi ama l'arte italiana, lo studio dei Della Rovere rappresenta una chiave fondamentale per entrare nel cuore stesso del Rinascimento.
Approfondimento sul Polittico Della Rovere: un capolavoro del Rinascimento ligure a Savona
Il Polittico Della Rovere, custodito nell’oratorio di Nostra Signora di Castello a Savona, è una delle opere più straordinarie del Rinascimento italiano. Questo capolavoro, realizzato nel 1490 da Vincenzo Foppa e Ludovico Brea, rappresenta il simbolo del mecenatismo della famiglia Della Rovere e un punto di riferimento per l'arte ligure.
Storia del Polittico Della Rovere
Commissionato da Giuliano Della Rovere, futuro papa Giulio II, il Polittico fu inizialmente destinato all’altare maggiore della cattedrale di Nostra Signora di Castello, distrutta nel XVI secolo. Dopo vari spostamenti e restauri, il polittico trovò la sua definitiva collocazione nell'oratorio ricostruito nel 1544. Nel corso dei secoli, ha subito eventi drammatici, come incendi e terremoti, che ne hanno minacciato l’integrità, ma i restauri lo hanno preservato come autentico tesoro culturale.
Con un’altezza di circa cinque metri e una larghezza di tre, il polittico è composto da tre registri ricchi di dettagli e simboli religiosi. La tavola centrale raffigura la Madonna col Bambino, accompagnata da angeli musicanti e Giuliano Della Rovere in preghiera. Le altre tavole rappresentano santi, dottori della Chiesa ed evangelisti. La struttura, adornata da statuette lignee e motivi classici, culmina con un tabernacolo poligonale con Cristo e angeli.
Questo capolavoro non è solo un’opera d’arte, ma un’eredità culturale di inestimabile valore. È testimone del legame tra Savona e la famiglia Della Rovere, il cui mecenatismo ha lasciato un’impronta indelebile sull’arte rinascimentale. Ammirare il Polittico Della Rovere significa immergersi nella storia e nella bellezza della Liguria del XV secolo.
Il Polittico Della Rovere è un’attrazione imperdibile per gli appassionati d'arte e cultura. Situato nell’oratorio di Nostra Signora di Castello, questa opera maestosa attira visitatori da tutto il mondo, confermandosi come uno dei capolavori più significativi del Rinascimento ligure.
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