giovedì 19 luglio 2007

Manierismo


In seguito al sacco di Roma del 1527 e alla diaspora degli allievi di Raffaello, a partire dagli anni trenta l'istituzionalizzazione della "maniera" ne comporta la definizione come imitazione del linguaggio formale dei grandi maestri, Raffaello e Michelangelo.L'artista si riserva ampio margine di libertà rispetto alle regole del Classicismo (ordine, organicità,proporzione, imitazione della natura) in nome della varietà, della licenza, dell'invenzione, dell'artificio, della bizzarria, del grazioso, del caricaturale. Si amplia la corrispondenza tra arte e mondo letterario: la pubblicazione delle "Vite dé più eccellenti pittori, scultori e architettori" (1550 - 1568) ad opera di Giorgio Vasari traccia un primo profilo storico dell'arte italiana dal Duecento al Cinquecento individuando in Cimabue e Giotto gli iniziatori di un rinnovamento e di uno sviluppo artistico culminante in Raffaello e Michelangelo. E' un'opera storiografica volta a sostenere il primato artistico e culturale di Firenze, a cui si contrappone l'esaltazione della tradizione veneziana presentata nella forma del dialogo tra conoscitori e appassionati d'arte nel "Dialogo della pittura intitolato l'Aretino" (1557) di Ludovico Dolce. Determinanti sono i contatti diretti tra artisti e colta committenza aristocratica, nonché la nascita delle Accademie, che riconosce definitivamente all'artista il ruolo di intellettuale: a Firenze l'Accademia del Disegno (1562), insieme all'Accademia letteraria fiorentina (1541) e all'Accademia linguistica della Crusca (1582), domina la vita culturale della città. Le polemiche letterarie si intrecciano con le questioni artistiche. Tra i tanti temi dibattuti vi è quello classico Oraziano dell'Ut pictura poesis (la poesia come la pittura), che dichiara l'analogia tra pittura e poesia. Al binomio Dante - Petrarca si fa corrispondere quello Michelangelo - Raffaello. Vi sono punti di contatto tra la letteratura cinquecentesca e l'arte della "maniera": il rifiuto della lingua parlata corrispondente a quello della riproduzione passiva della realtà e il comune culto per lo stile, fino al primato della forma rispetto al contenuto. Lo stile alto si arricchisce di un eloquio figurativo artificioso, fatto di citazioni dall'antico e dai maestri del primo Cinquecento, di metafore, contrapposti, paradossi, capricci, varietà in gara con la natura stessa fino alla formulazione di una contropoetica del grottesco e del caricaturale. Il preziosismo retorico figurativo del Cinquecento predilige la figura "serpentinata" di ascendenza michelangiolesca (ad esempio il "Genio della Vittoria", 1532 - 1534, visibile a Firenze all'interno di Palazzo Vecchio): la figura viene paragonata a una fiamma ondeggiante che produce una sequenza di contrapposte torsioni e gesti. L'arte rivendica, dunque, gli stessi diritti della poesia fino a concedersi le medesime licenze e gli stessi giochi tra vero e verosimile, tra realtà e finzione.

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