Basterebbero i venti quadri a olio e i ventidue disegni sul carcere di Abu Ghraib invece, alla grande mostra di Fernando Botero, in corso a Palazzo Reale a Milano e che rimarrà aperta fino al prossimo 16 settembre, è possibile ammirare la produzione degli ultimi due anni del maestro: una quarantina di opere inerenti il variopinto mondo circense, una settantina che rappresentano l'intero universo poetico dell'artista e sei sculture collocate in Piazzetta Reale, in Piazza Scala, in Piazzale Cadorna e in Piazza San Carlo. Le opere sul carcere di Abu Ghraib sono sicuramente destinate a caratterizzare la mostra voluta dal Comune di Milano ed è abbastanza significativo che quadri di impegno civile su una tragedia del nuovo secolo vengano esposti nello stesso palazzo che ospitò "Guernica", il capolavoro di Picasso. La scrittrice americana Erica Jong, che ha scritto un saggio introduttivo nel catalogo, ha sottolineato proprio questo aspetto condividendo la denuncia dell'artista: "I livelli più alti del nostro governo - ha scritto la Jong - hanno autorizzato la tortura e l'umiliazione violando così i diritti civili". "La pittura di Fernando Botero - ha detto Vittorio Sgarbi - è piena di colori, è allegra e non anoressica come quella che piace alla critica. Lui, però, è rimasto colpito dalla tragedia e l'ha rappresentata con la forza della pittura che è diversa dalla fotografia. La fotografia è la morte, perché riproduce una cosa che è stata, mentre la pittura è il presente. Raffaello è così come Botero". "Ho voluto dipingere quella tragedia - ha spiegato Fernando Botero - perché per me e per tanti nel mondo è stato uno choc constatare che gli americani che si considerano difensori della democrazia e dei diritti civili si siano comportati come Saddam Hussein".
L'atmosfera, tinta di rosso sangue, richiama gli inferi e i pacifici e corpulenti personaggi, che caratterizzano l'arte di Botero, sono ritratti in posizioni impossibili, con bocche aperte in smorfie di dolore per le violenze e le umiliazioni subite. La tragedia lascia il posto ai colori e ai classici ciccioni di Botero che, come tanti grandi artisti, da Picasso a Leger a Chagall, si è confrontato con il circo. Molti i disegni, gli acquerelli e i dipinti ad olio che rappresentano clown, domatori, equilibristi, giocolieri e contorsionisti.
Una stanza è dedicata a opere sul giardinaggio con tre grandi quadri che rappresentano altrettanti vasi di fiori.
La mostra è un tripudio del colore così come tutta l'arte del maestro Botero. Alcuni quadri raprresentano vescovi e sacerdoti in pose spesso dissacranti. "I preti e i vescovi - ha detto Botero - sono gli unici ad avere immaginazione, basta vedere i colori dei loro vestiti". Le figure, inoltre, sono sempre e rigorosamente abbondanti "perché - come ha sottolineato Botero - sono sempre stato convinto della sensualità del volume e delle forme".
L'atmosfera, tinta di rosso sangue, richiama gli inferi e i pacifici e corpulenti personaggi, che caratterizzano l'arte di Botero, sono ritratti in posizioni impossibili, con bocche aperte in smorfie di dolore per le violenze e le umiliazioni subite. La tragedia lascia il posto ai colori e ai classici ciccioni di Botero che, come tanti grandi artisti, da Picasso a Leger a Chagall, si è confrontato con il circo. Molti i disegni, gli acquerelli e i dipinti ad olio che rappresentano clown, domatori, equilibristi, giocolieri e contorsionisti.
Una stanza è dedicata a opere sul giardinaggio con tre grandi quadri che rappresentano altrettanti vasi di fiori.
La mostra è un tripudio del colore così come tutta l'arte del maestro Botero. Alcuni quadri raprresentano vescovi e sacerdoti in pose spesso dissacranti. "I preti e i vescovi - ha detto Botero - sono gli unici ad avere immaginazione, basta vedere i colori dei loro vestiti". Le figure, inoltre, sono sempre e rigorosamente abbondanti "perché - come ha sottolineato Botero - sono sempre stato convinto della sensualità del volume e delle forme".