Biennale Architettura 2025: ambiente, tradizione e architettura. Il Medio Oriente in prima linea per il futuro sostenibile
Conservare il passato per costruire il futuro: l’architettura come atto ecologico e sociale

La 19. Mostra Internazionale di Architettura alla Biennale di Venezia, in programma dal 10 maggio al 23 novembre 2025, si conferma uno dei palcoscenici più stimolanti per riflettere sul rapporto tra uomo, ambiente e spazio urbano. In un contesto globale segnato da emergenze climatiche, instabilità geopolitiche e rapidi processi di urbanizzazione, la tutela dell’ambiente e la conservazione del patrimonio architettonico tradizionale diventano temi centrali non solo per l’architettura, ma anche per l’arte e la cultura. Ed è proprio in questo scenario che i padiglioni dei Paesi del Medio Oriente emergono come luoghi di riflessione e di proposta, offrendo approcci alternativi e profondamente radicati nelle culture locali.
Architettura sostenibile e identità culturale: un binomio sempre più urgente
Nell’epoca dell’antropocene, l’architettura non può più limitarsi alla progettazione di edifici. Deve interrogarsi sulla sua funzione sociale, ambientale e politica. La Biennale 2025 propone una visione innovativa che intreccia tradizione e sostenibilità, attraverso progetti che parlano la lingua della rigenerazione, della memoria e della cura.
L’approccio curatoriale di numerosi padiglioni mediorientali ruota attorno a una domanda fondamentale: come progettare senza distruggere? La risposta arriva da architetti e collettivi che pongono al centro della riflessione le pratiche costruttive tradizionali, le pedagogie locali e l’intelligenza dei materiali, in dialogo con la natura e i contesti sociali.
Padiglioni da non perdere: esempi virtuosi tra ambiente, tradizione e sperimentazione
🇸🇦 Arabia Saudita – The Um Slaim School: An Architecture of Connection
Curato dallo studio femminile Syn Architects, il padiglione saudita trasforma l’architettura in uno spazio di connessione, recuperando la dimensione sociale ed ecologica della progettazione. Non si tratta solo di costruire, ma di formare nuove generazioni capaci di leggere il territorio, rispettarlo e reinventarlo con materiali locali, narrazioni partecipate e pratiche sostenibili. Il programma include laboratori e incontri pubblici che pongono l’accento su pedagogie sperimentali, affrontando i temi cruciali della crisi climatica e della giustizia urbana.
🇰🇼 Kuwait – Kaynuna
Il padiglione kuwaitiano propone un’analisi critica della modernizzazione urbana, troppo spesso sinonimo di cancellazione del passato. Attraverso il concetto di Kaynuna (“essenza” in arabo), si riscoprono valori architettonici e materiali del passato, rifiutando il paradigma della demolizione per abbracciare quello del recupero. Un progetto che integra tradizione e innovazione, restituendo centralità alla memoria collettiva e promuovendo un modello di sviluppo urbano resiliente.
🇱🇧 Libano – The Land Remembers
Il Libano porta in Biennale un potente messaggio ecologico ed etico. The Land Remembers denuncia la devastazione ambientale causata dall’urbanizzazione selvaggia e da anni di instabilità politica. Il padiglione, a cura del CAL Collective, invoca la rigenerazione del territorio come atto di giustizia ecologica, immaginando un fittizio “Ministero dell’Intelligenza della Terra” come simbolo di una nuova responsabilità progettuale. L’obiettivo? Risanare la terra prima di ricostruirla.
🇴🇲 Oman – Traces
Debutto alla Biennale per il Sultanato dell’Oman, che sceglie di raccontarsi attraverso il Sablah, lo spazio comune tradizionale. L’installazione invita a vivere l’architettura come esperienza collettiva, legata ai valori di dialogo, comunità e appartenenza. In un’epoca di alienazione urbana, il padiglione omanita ricorda che la sostenibilità è anche sociale: conservare significa tramandare e condividere.
🇶🇦 Qatar – Beyti Beytak. My Home is Your Home
Con due sedi espositive (ai Giardini e a Palazzo Franchetti), il Qatar esplora il concetto di ospitalità architettonica. Il padiglione riflette su come edifici pubblici e spazi domestici possano accogliere, includere e raccontare l’identità delle comunità. La sostenibilità è qui declinata in chiave relazionale, con installazioni realizzate secondo tecniche costruttive tradizionali (come il bambù) e un’ampia documentazione d’archivio.
🇦🇪 Emirati Arabi Uniti – Pressure Cooker
L’architetta Azza Aboualam propone un’indagine sulle infrastrutture alimentari e il loro potenziale ruolo nella sostenibilità urbana. Un padiglione che collega architettura, agricoltura e identità culturale, offrendo soluzioni concrete per la sicurezza alimentare in ambienti climaticamente estremi.
🇪🇬 Egitto – Let’s Grab the Mirage
Il padiglione egiziano è una riflessione poetica sul concetto di equilibrio ecologico, rappresentato dall’oasi. Tra miraggio e metafora, l’allestimento invita a immaginare un futuro in cui tecnologia e natura collaborano per un mondo più giusto e armonico.
Architettura, ecologia e giustizia sociale: un nuovo paradigma
L’edizione 2025 della Biennale mette in luce un dato fondamentale: non esiste vera tutela ambientale senza giustizia sociale, e viceversa. I padiglioni mediorientali, con la loro capacità di coniugare pratiche ancestrali e linguaggi contemporanei, ci ricordano che ogni costruzione è anche un atto politico. Conservare il patrimonio architettonico tradizionale non è nostalgia, ma resistenza culturale e ambientale.
In un’epoca di globalizzazione e crisi ambientale, queste esperienze offrono spunti preziosi per ripensare l’architettura come strumento di cura, coesione e speranza. Perché costruire sostenibile significa anche costruire relazioni, identità, comunità.
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