A pochi passi da Via Torino, a Milano, la Galleria Rubin offre un'opportunità unica per immergersi nell'universo femminile di Massimo Campigli. Questo grande artista del Novecento, come Picasso e Arturo Martini, fu profondamente influenzato dalla cosiddetta "etruscomania", una fascinazione per la cultura degli antichi Etruschi che pervase molti artisti del suo tempo.
Massimo Campigli e l'arte etrusca: un incontro decisivo
Nel 1928, Campigli visitò il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma e ne rimase folgorato. L'arte e la cultura etrusca, con la loro peculiare rappresentazione della figura femminile, lo colpirono profondamente. Questo incontro segnò una svolta nel suo percorso artistico: le donne, già centrali nella sua produzione pittorica, divennero ancor più protagoniste, ispirate dalle raffigurazioni etrusche e dalla loro eleganza stilizzata. I colori terrosi, le forme arcaiche e la sacralità delle rappresentazioni diventarono elementi chiave del suo linguaggio visivo.
Massimo Campigli: biografia e ispirazione
L'attenzione di Campigli per la figura femminile non è solo un dato estetico, ma affonda le radici nella sua biografia. Nato a Berlino nel 1895 da una giovane studentessa e cresciuto a Settignano con la nonna materna, la sua infanzia fu segnata dalla predominanza di figure femminili. Questa esperienza influenzò profondamente la sua sensibilità artistica, portandolo a sviluppare un immaginario popolato quasi esclusivamente da donne. Le sue figure femminili, ieratiche e senza tempo, richiamano le terrecotte votive e gli affreschi tombali etruschi, in un dialogo continuo tra passato e presente.
Mostra di Massimo Campigli alla Galleria Rubin di Milano
L'esposizione alla Galleria Rubin di Milano celebra proprio questo legame tra Campigli e la civiltà etrusca. In mostra si trovano opere grafiche che testimoniano la sua visione arcaizzante e la sua predilezione per le forme geometriche e stilizzate. Tra i pezzi più significativi spiccano litografie che ritraggono donne enigmatiche, dagli sguardi fissi e solenni, spesso immerse in scenari che evocano la vita quotidiana e i rituali dell'antichità.
Uno degli elementi più affascinanti della mostra è una stampa che raffigura un teatro d'opera con un pubblico interamente femminile, quasi a evocare un universo parallelo, una dimensione separata dalla realtà maschile. Questo mondo, chiuso e poetico, si collega alla tradizione delle comunità femminili dell'antichità, come quella celebrata dalla poetessa Saffo, che Campigli illustrò con grande delicatezza.
Massimo Campigli: un ponte tra arte antica e moderna
Massimo Campigli riuscì a tradurre il linguaggio sacro e quotidiano degli Etruschi in una visione artistica profondamente moderna. Le sue figure femminili, con i volti geometrici e i corpi che ricordano le anfore antiche, rappresentano un ponte tra passato e presente, tra mito e contemporaneità.
Perché visitare la mostra di Massimo Campigli a Milano?
La mostra alla Galleria Rubin offre l'occasione di riscoprire questa straordinaria sintesi, in cui l'arte diventa un mezzo per esplorare il ruolo della donna nella storia e nella cultura visiva. Per chi ama l'arte e desidera lasciarsi affascinare dal dialogo tra tradizione e innovazione, questa esposizione rappresenta un appuntamento imperdibile.
Grazie a questa mostra, gli appassionati d'arte potranno esplorare il mondo affascinante di Massimo Campigli e il suo legame profondo con la cultura etrusca, scoprendo un artista che ha saputo trasformare il passato in un linguaggio pittorico unico e senza tempo.
Foto: Massimo Campigli, L’attesa – L’attente, 1953, litografia a colori
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